Lo spaccio di stupefacenti è il business principale sul quale si regge da anni la malavita organizzata dell’area dei monti Lattari. Questo, anche grazie alle coltivazioni “in loco”, quelle organizzate dagli esperti del clan Di Martino-Afeltra sulle colline che circondano Gragnano e comparse da tempo anche sul monte Faito, in territorio stabiese. Un business da milioni di euro annui, che quest’anno è stato minato in maniera eccezionale dai tanti sequestri effettuati dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia con l’ausilio dell’elinucleo di Pontecagnano. Già, solo grazie ad un elicottero è possibile scorgere le coltivazioni illegali che ricoprono gran parte della superficie boschiva dei Lattari, soprattutto nelle zone impervie di Casola di Napoli, Lettere, Sant’Antonio Abate, Gragnano e Pimonte. Lì si concentra la percentuale maggiore di piantagioni, non a caso in territori ora controllati dal clan di Leonardo Di Martino con l’avallo dei D’Alessandro. Tutto questo per intuizione proprio della famiglia di Iuvani. Fabio Di Martino, il 23enne figlio di “o’lione”, si è occupato negli ultimi due anni dell’approvvigionamento di semi di cannabis indica da piantare in zone dei boschi dei Lattari facilmente controllabili dal clan. La famiglia Di Martino è proprietaria di terreni in località Faito dove ufficialmente gestisce una stalla per l’allevamento di animali. Per evitare i sequestri e i controlli, il “modus operandi” dei coltivatori di droga è andato sempre di più evolvendosi per aver utilizzato tecniche di occultamento e mascheramento delle piantagioni. Una conversazione tra Fabio e Leonardo Di Martino scioglie ogni dubbio circa l’illecita attività in corso d’opera e finanche relativamente al tipo di coltivazione condotta dai Di Martino sulla montagna del Faito, tant’è che Leonardo stesso, intimorito dall’operato delle forze dell’ordine, richiama il figlio Fabio a maggiore accortezza. Infatti, allorquando Fabio si mostra preoccupato dei controlli, Leonardo racconta del sequestro di coltivazioni di marijuana avvenuto il 9 maggio 2009 in Sicilia, notizia trasmessa sulle reti nazionali: «Ora andranno pure al Faito i carabinieri». Dalla captazione della conversazione ambientale dell’11 giugno 2009, emergevano altre importanti indicazioni sempre inerenti le piantagioni di stupefacenti. Nello specifico Leonardo impartiva chiare disposizioni circa il buon andamento della coltivazione e suggeriva al figlio di non irrorare il terreno di troppa acqua, ma di provvedere alla sola concimazione con letame impastato. In estate, sono state sequestrate quasi 10 tonnellate di piante di canapa indiana nella sola area dei Lattari. Visti i troppi controlli, il clan stava pensando di trasferire le coltivazioni altrove, in Calabria e in provincia di Bologna, dove Leonardo avrebbe potuto controllare più agevolmente la situazione.