Due ex calciatori del Sorrento sono finiti nell’inchiesta sugli affari dei clan dell’area stabiese, per aver truccato la partita tra i sorrentini e la Juve Stabia del 5 aprile 2009 per conto, proprio, dei D’Alessandro. Cristian Biancone, 33 anni, ex attaccante tra gli altri anche di Avellino, Foggia e Savoia, per anni tra seria B e C, lo scorso anno con gli irpini tra i dilettanti, è stato sottoposto a fermo, raggiunto nella sua abitazione di Colleferro, in provincia di Roma. Il 33enne è accusato di aver organizzato una “combine” per favorire le scommesse clandestine della camorra. Ciò emerge da numerose intercettazioni telefoniche tra il calciatore ed un altro degli indagati, Francesco Avallone, chiamato “Fra” dallo stesso biancone, segno di confidenza tra i due. Un altro calciatore, poi, è indagato a piede libero. Lui, a differenza di Biancone che si è ritirato alla fine della scorsa stagione, è ancora in attività: si tratta di Vitangelo Spadavecchia, 28enne portiere dell’Andria BAT, formazione che milita in Prima Divisione, squadra per la quale è anche l’estremo difensore titolare. Tutto risale al 5 aprile 2009, giorno del derby Juve Stabia – Sorrento. Il campo dice che gli stabiesi vincono 1-0 grazie ad un gol di Mineo, calciatore entrato nella ripresa e residente proprio in penisola sorrentina.
Una punizione di Grieco costringe ad un intervento goffo il portiere Spadavecchia che, praticamente, serve il pallone sui piedi del centrocampista della Juve Stabia che segna a porta vuota il gol vittoria al minuto 27 del secondo tempo. Per quella gara Biancone non fu nemmeno convocato. Nei giorni precedenti alla gara, però, le intercettazioni telefoniche parlano di contatti ripetuti e frequenti tra Avallone e l’allora attaccante del Sorrento, Cristian Biancone. Contatti che diventano incontri, quando il calciatore comunica all’emissario del clan di aver trovato l’uomo “giusto” per truccare la partita. Si tratta di Spadavecchia, corrotto con 25 mila euro, 20 mila dei quali puntati (secondo quanto emerge dalle conversazioni telefoniche) sulla vittoria della Juve Stabia. A quel punto non c’è bisogno di altre certezze: la gara è truccata e il clan può gestire le sue scommesse clandestine, ripulendole attraverso Intralot. Biancone: «Metà prima e metà dopo. Ma non esiste, Fra! Non si può fare così!». Avallone: «Tu parla prima, poi vieni stasera facciamo tutto quanto. Vedi solo le assicurazioni tue». Biancone: «Io le situazioni mie già le ho viste, Fra». Avallone: «Eh lo so. Ma tu ci devi dare una conferma al mille per mille, il diecimila per diecimila». Biancone: «Senz’altro. Io l’unica cosa… ecco perché ci voglio parlare (con un altro affiliato ai D’Alessandro, ndr). Io l’unica cosa che ci voglio dire. se succede qualcos’altro che non c’entra niente con me. Io non c’entro niente». All’incontro, nei pressi dell’agenzia Intralot sorrentina, va anche il portiere del Sorrento, Vitangelo Spadavecchia, che scommette 20 mila euro sulla sconfitta della propria squadra. Questo conforta i gestori del gioco clandestino: «Se Spadavecchia ha giocato già con i ventimila, mica si può tirare indietro». Dopo l’incontro, i giornali parlano di una “papera” del portiere del Sorrento, Spadavecchia, dalla quale era scaturito il goal partita. Ma dalle conversazione emerge chiaramente che Biancone conoscesse già da tempo Avallone e che probabilmente avevano già truccato altre gare in passato con lo stesso metodo.