Grazie alle intercettazioni , è stata ricostruita anche una vicenda un po’ oscura avvenuta durante le ultime elezioni a Gragnano. Per presunti brogli, in quella occasione furono arrestati dai carabinieri Ciro e Luigi Coticelli, di 33 e 24 anni, per concorso tra loro dell’esercizio fraudolento del diritto elettorale, mentre fu denunciata a piede libero la scrutatrice C.M., 38 anni. Ciro Coticelli ammise che il cugino Sebastiano, 38 anni, gli chiese telefonicamente di commettere brogli elettorali in favore di Giuseppe Coticelli, attuale presidente del consiglio comunale gragnanese, candidatosi con l’Mpa. Tutto ciò è stato ricostruito grazie ad attività tecniche condotte nel carcere di Sulmona, durante una conversazione tra Fabio Di Martino ed il padre Leonardo “o’Lione”. Il giovane spiegava al padre come era stato truccato l’esito del voto. Parlando dei brogli elettorali, il giovane racconta: «Hanno fatto votare anche i morti». Poi: «Hanno fatto gli imbrogli, che figura di m…! Andavano a prendere le schede; tu stavi la parte di sopra (ndr, inteso come fuori regione) andavano a votare con il nome di quello…schede di gente morta. . . andavi sul Comune…io andai sul comune, “ragazzo come ti chiami?” “Di Martino Antonio” (ndr, altro figlio di Di Martino Leonardo).. .con la tessera di Antonio andavi a votare senza firmare». Ma anche quante e quali richieste di appoggio aveva ricevuto da diversi candidati del Pdl. «Ieri venne questo Raffaele di Castello – parla ancora Fabio con il padre Leonardo Di Martino – insieme al figlio della “Sonrisa” (noto ristorante di Sant’Antonio Abate, ndr) io non lo sapevo nemmeno. Venne dentro da Gabriele, stavo dentro…e parlò con Gabriele, disse: “A noi ci servirebbe una mano a questo ragazzo, ci servirebbero, ci sarebbe la possibilità di 100-200 voti?”. Noi la disponibilità la teniamo – dissi – Voi la tenete la disponibilità di 200 mila euro?”. Fuggirono da sopra la sedia, fuggirono, squagliarono». In cambio del sostegno elettorale, il clan chiedeva soldi e gli elettori che non si attenevano alle direttive dei Di Martino venivano picchiati, come lo stesso Fabio racconta con orgoglio di aver fatto: «Lo abbuffai di mazzate». Nelle discussioni viene fatto spesso il nome dell’attuale sindaco Annarita Patriarca, anche se non ci sono cenni a presunti accordi o aiuti per la sua elezione. I brogli erano attuati facilmente grazie ad alcuni passaggi: prima bisognava recarsi al Comune per chiedere la tessera di un’altra persona, poi c’era qualcuno di fiducia al seggio che “riconosceva” la persona e il gioco era fatto. L’operazione venne probabilmente ripetuta numerose volte, finché non se ne accorse un rappresentante di lista del Pd che fece correre i carabinieri ed arrestare in flagranza i Coticelli. Ma il sistema criminoso nella gestione elettorale non è stato ideato dal clan Di Martino. E Fabio lo spiega al padre: «Ma come li prendeva tanti voti? Quello sto fatto lo mise in mezzo Michele Serrapica (ex sindaco di Gragnano). Lo faceva lui, il fatto di queste schede…l’hai imparato da Michele». Dunque, Fabio risulta a conoscenza di brogli elettorali avvenuti nel passato, riferibili a Michele Serrapica. Poi, il riferimento è a Gennaro Chierchia, alias “Rino o’pecorone”, considerato il luogotenente dei D’Alessandro a Gragnano ed ucciso a marzo di quest’anno, e con il quale il figlio del boss Di Martino aveva avuto un incontro: «Dobbiamo fare una cosa per le onoranze funebri, dammi un nominativo di Agerola – disse Chierchia – così vediamo di votarlo». Segno che camorra e politica spesso sono andate di pari passo a Gragnano.