La violenza e la tracotanza

In questi giorni, a seguito di due tristi eventi di cronaca come la morte a Roma di Maricica, colpita a morte con un pugno nella stazione della Metro, e come il tassista di Milano, picchiato a morte dai proprietari del cane che aveva investito involontariamente, si parla molto del clima di violenza presente nel nostro Paese. Tra i tanti che hanno espresso la loro opinione mi ha colpito Walter Veltroni che giustificava, intervenendo in un talk show, questa escalation di violenza con un crescente clima di paura che c’è in Italia applicando il sillogismo: la paura porta violenza.

Le riflessioni strumentali a poco servono per spiegare la realtà e i fenomeni. A mio avviso in Italia è crescente non la paura ma la tracotanza. Vedo sempre più frequente più cittadini che agiscono in funzione dei loro presunti diritti calpestando i diritti altrui. Marcica aveva avuto una discussione perché il suo aggressore che l’aveva scalzata nella fila alla biglietteria, i proprietari del cane potavano a spasso l’animale in un luogo pubblico senza guinzaglio o museruola.

Il vivere quotidiano porta a subire tante piccole ingiustizie: essere superati dal furbo al semaforo o alla fila all’ufficio postale, lo scooterista che ci taglia la strada sorpassandoci a destra e ci invia improperi perché gli occludiamo il passaggio; e si potrebbe andare avanti all’infinito.

La tracotanza, ad onor del vero, è spesso accompagnata all’ignoranza, ovvero la completa misconoscenza delle regole del vivere in comune in modo civile rispettando gli altri e, quindi, nell’agire di tutti i giorni si  persegue il proprio scopo a dispetto di tutto e di tutti. Devo arrivare presto in un posto? Infrango tutte le regole del traffico senza pensare che le persone nei veicoli in fila hanno lo stesso mio problema. Devo acquistare un articolo in un negozio? Passo davanti a tutti perché ho lasciato la macchina fuori posto e devo tornare subito altrimenti prendo la multa; e si potrebbe continuare all’infinito.

Il vero elemento nuovo che emerge in questo scenario, però, è la intolleranza alla tracotanza. La gente è stanca e si ribella. Il tracotante, purtroppo, spesso reagisce con violenza, tipica della sua indole, e chi non vuole subire in silenzio ha la peggio, come Maricica ed il tassista di Milano.

La cosa che indigna ancora di più è la risposta che danno le aree progressiste (?) del nostro Paese: la tolleranza! E’ come dire a chi subisce una ingiustizia di continuare a subirla. E’ questo modo di pensare illuminato e progressista che ha portato lo stato attuale in cui ci troviamo.

A Genova, i poliziotti invece di bloccare i tifosi prima di entrare allo stadio, identificarli e portarli in Questura, hanno pensato che i poveri negozianti o i malcapitati passanti o gli automobilisti che liberamente si trovavano ad incrociare questa gente potessero subire la loro tracotanza (tanto se ci sono danni la Questura li risarcisce) e che dovevano accompagnarli allo stadio. E’ successo quello che tutti hanno visto e la Serbia ci sta pure giustamente accusando. Tutto questo perché? Perché è normale in Italia che ogni Domenica gruppi di facinorosi si uniscono, vanno allo stadio devastando il loro cammino e scortati dalla polizia (magari la cittadinanza stufa reagisse) vedono la partita gratis, dando fastidio a tanti che hanno comprato il biglietto e dando spettacoli indecorosi, e vengono riaccompagnati a casa. Tutto a spese della collettività civile. “Tanto la Questura risarcisce”.

La tracotanza è l’unico nemico da combattere, che mina le basi della società civile, molto difficile da combattere in quanto è la base culturale della classe dirigente (?) di questo paese, nata nel sessantotto e cresciuta con questo approccio alla vita.

Pasquale Del Sorbo

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