Operazione “Goal”: scena muta agli interrogatori, solo uno scarcerato

Dopo gli interrogatori, restano in carcere 21 dei 22 arrestati nell’ambito dell’operazione “Goal” condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata. Nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, i militari dell’arma, diretti dal capitano Alessandro Amadei, hanno eseguito i fermi emessi dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa e dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, a conclusione di una delicata attività investigativa durata circa 2 anni e portata avanti anche grazie alle essenziali intercettazioni telefoniche ed ambientali. Agli arrestati sono stati contestati, a vario titolo, associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata all’elusione delle misure di prevenzione patrimoniale, esercizio di scommesse clandestine, usura, estorsione e riciclaggio di denaro sporco. Un giro d’affari che ogni anno muoveva milioni di euro, soldi che entravano dritti nelle casse del clan D’Alessandro e degli alleati dei Di Martino-Afeltra, che avevano formato un nuovo cartello camorristico capace di gestire il malaffare da Sorrento ad Agerola, passando per “centri direzionali” di Castellammare e Gragnano. Tra gli arrestati figurano anche il ras Paolo Carolei (38 anni), ormai a capo dei D’Alessandro, che ha scelto di fare scena muta. In manette anche il boss Leonardo “o’lione” (56 anni) Di Martino ed il figlio Fabio (23), quest’ultimo genero di “Paoluccio”, accusati di aver anche truccato le ultime elezioni comunali gragnanesi. Se a Castellammare si preoccupavano principalmente di reinvestire i soldi derivanti da estorsioni ed usura nelle scommesse “legali” delle agenzie Intralot che venivano sfruttate per “pulire” il denaro, a Gragnano il maggiore introito proveniva dalla fiorente attività di spaccio condotta grazie alle numerose piantagioni di canapa indiana gestite nei boschi dei monti Lattari. Tornando agli interrogatori, l’unico ad essere scarcerato è Vincenzo Cannavale (62 anni) uno degli intermediari difeso dall’avvocato Francesco Schettino: il magistrato ha negato la convalida del fermo, poiché le prove a suo carico rislutano insufficienti. Confermati, invece, tutti gli altri arresti. A partire dalle donne Annamaria Molinari (45 anni), moglie di Di Martino, e le due interlocutrici di Carolei, l’avvocato Nicoletta Romano (47) considerata una degli intermediari tra il boss e le vittime dell’usura, e la 45enne Concetta Falcone, che gestiva i rapporti tra la Intralot e il clan. Resta in carcere anche l’ex calciatore Cristian Biancone, 33 anni, arrestato per aver truccato la partita tra Juve Stabia e Sorrento (serie C, 5 aprile 2009) corrompendo il portiere sorrentino Vitangelo Spadavecchia, 28 anni, indagato a piede libero. Ascoltati e rimasti in carcere anche Michele e Alberto Scannapieco (40 e 35 anni), Francesco Avallone (39), Anna Grieco (23), Antonio Pasqua (36), Giuseppe Gambardella (43), Gennaro Orneto e Alessandro Gargano (24), Ferdinando Palomba (52), Francesco Cascone (48), Maria Teresa Iaccarino (46), Gennaro Cascone (57), Guglielmo Bonifacio (50) e Aniello Napodano (31). Restano a piede libero Michele Di Martino, altro figlio 20enne del boss Leonardo, il 48enne Luigi Petriccione e il 37enne Egidio Di Maio.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano