Dal dramma della monnezza, dalla mobilitazione di tanti normali e comuni cittadini vesuviani, dalle generose mamme vulcaniche che lottano contro l’ingiustizia di un futuro di morte, può nascere un uomo nuovo? Può materializzarsi un cittadino consapevole dei propri diritti e disponibile a fare la propria parte, per dar seguito ai doveri che lo impegnano? Può crescere il senso di comunità che vive e si alimenta dei valori della solidarietà? Può la politica rigenerarsi e dar vita a partiti che si occupino, con autentico senso di servizio, della quotidianità dei cittadini e soprattutto della programmazione e gestione del buon futuro delle comunità?
Se rispondiamo “no” a quasi tutte le domande, rinneghiamo la capacità dell’uomo di trarre insegnamento dai drammi, dalle ingiustizie e dalle sopraffazioni. Rinneghiamo il valore dell’impegno civile, del sacrificio di tanti padri e mamme che stanno trascorrendo da ormai molto tempo, gran parte delle loro giornate a vigilare e manifestare per evitare una seconda discarica a poca distanza dalle case di Terzigno e Boscoreale e nella riserva naturale del parco del Vesuvio.
Se rispondiamo “si”, a tanti la risposta potrà sembrare ingenua, lontana dalla realtà, una grande utopia.
Fermiamoci un attimo a riflettere. Intanto, proviamo a leggere alcuni passi di un “illuminante” ma desolante verbale redatto da tre commissari europei in missione d’inchiesta, dal 28 al 30 marzo di quest’anno, nella discarica di Terzigno che emana tanto fetore e che ha già inquinato pesantemente le falde acquifere della zona, la vita e il futuro di intere comunità.
“L’ubicazione della discarica di Terzigno all’interno del perimetro del Parco nazionale del
Vesuvio, sito di interesse comunitario nonché zona di protezione speciale, è di per sé
un’aberrazione” .
E’ l’esordio, senza appello, dei tre ispettori europei che sferrano un primo “schiaffo” all’Italia. Poi continuano ad umiliarci quando scrivono che “Nella relazione della Protezione civile si afferma che lo studio d’impatto ambientale realizzato è stato approvato dal ministero dell’Ambiente. Alla luce di quanto osservato nel corso della visita, è legittimo dubitare dell’obiettività e della validità di tale studio”.
In sostanza, ci ritengono, senza neanche tanta fantasia interpretativa, un Paese poco serio, non poco bugiardo e certamente poco attendibile, quando proseguono nella relazione ispettiva e scrivono che “La struttura attualmente operativa (SARI) insiste su una vecchia discarica abusiva che è stata sottoposta a un intervento di bonifica piuttosto superficiale e quindi predisposta per ricevere rifiuti che, secondo quanto riferito ai membri, dovrebbero essere residui domestici”. “Dal controllo visivo effettuato dai membri della delegazione accompagnata dal sindaco del paese, che veniva lasciato entrare per la prima volta, e da giornalisti – spiegano gli ispettori dell’Unione Europea, è emerso che sono in atto una serie di precauzioni, tra cui l’isolamento del fondo della discarica mediante rivestimento impermeabile, la regolare copertura in terra degli strati di rifiuti, il controllo dei rifiuti nucleari all’ingresso. “Anche in questo caso – aggiungono gli ispettori – i firmatari sostengono che il rivestimento non sia a norma, il che comporterebbe un rischio di contaminazione delle acque sotterranee”, (poi recentemente e concretamente accertato dalle autorità di controllo ambientale della Provincia di Napoli n.d.r.).
La poca serietà nella gestione della discarica è messa ancora una volta in evidenza quando si legge che “Tra i rifiuti visibili, il capo della delegazione ha scorto immediatamente un pneumatico e un bidone contrassegnato per rifiuti tossici, segno che il materiale non era stato separato adeguatamente prima di essere depositato in discarica”. Una seconda condanna per l’Italia, sulla scelta dei siti per le discariche vesuviane, arriva quando scrivono che “La legge prevede che accanto a questa discarica ne sia aperta una seconda (Vitiello), anch’essa inserita nel Parco nazionale del Vesuvio …. questo particolare sito, posto entro i confini di un’area designata quale zona di protezione della natura, di notevole prestigio internazionale ed interesse naturalistico, sembra del tutto inappropriato, e sarebbe il caso di valutare attentamente delle alternative”.
Dalla lettura di questa relazione che potrebbe portare l’Italia a ricevere una pesantissima sanzione pecuniaria, risalta l’evidenza che tutto quanto è accaduto, tra barricate, incidenti, camion bruciati, sofferenze atroci di cittadini comuni costretti a manifestare e lottare, si poteva evitare se il Governo italiano avesse dato ascolto agli ispettori europei e avesse attuato le loro raccomandazioni. Altro che agenti schierati in assetto antisommossa o raid notturni di teppisti, forse ispirati dalla camorra.
Ma non è stato così e le conseguenze sono state gravi e non sono ancora finite, nonostante si cerca di propagandare il contrario.
Alle domande iniziali sull’uomo nuovo che può nascere dal dramma della monnezza, bisogna rispondere che non solo ciò è possibile ma è drammaticamente necessario, per riaccendere la speranza, prima che un camion di argilla la seppellisca come per la monnezza.
Antonio Irlando