“Vidi le labbra dei giudici, paludati di nero. Esse mi apparivano bianche, più bianche del foglio sul quale traccio queste parole, e sottili fino al grottesco, sottili nella intensità della loro espressione impietosa, della irremovibile risoluzione, dell’assoluto disprezzo dell’umana sofferenza” (E. Allan Poe, Il Pozzo e il Pendolo).
Mettiamo per un istante che i giudici in questione debbano giudicare il nostro presidente del consiglio che tanto si lamenta e si lagna dei processi a suo carico o di qualche suo familiare. Vi pare giusto che, dopo tutto, Egli debba subire un trattamento simile? Vi pare giusto che i giudici abbiano in così alto dispregio la Sua umana sofferenza? A dire il vero è solo una parte dei giudici e della magistratura che si comporta così…dice. Quelli che Lui individua come vicini all’ideologia comunista (sic). Quelli che ce l’hanno con Lui, non si sa bene per quale motivo recondito o inconfessabile. In ogni caso è la casta dei magistrati ad essere sotto accusa e non l’accusato, che può vantare dalla sua parte la logica del garantismo (bisogna provarle le accuse). Può vantare uno scudo legale tale da far rabbrividire i piccoli e insignificanti avvocati di provincia. E a quest’uomo vogliamo togliere anche il conforto di qualche legge ad personam o di qualche lodo Alfano?
Non sia mai detto che il popolo italiano disprezzi l’umana sofferenza di uno stinco di santo.