Emergenza discariche, riapre Cava Sari. Il sindaco Langella: “Riconquistare la fiducia dei cittadini”

Dopo mesi di scaricabarile tra le istituzioni, sembra che sia stata trovata l’alternativa all’apertura della discarica di Cava Vitiello. Sarà vero?

Le amministrazioni comunali avranno il compito di gestire il ciclo rifiuti, e in tal senso i diciotto Comuni della zona rossa metteranno a disposizione le aree per realizzare i siti di compostaggio. Nella Sari sverseranno solo i comuni vesuviani, fino a che essa non sarà piena, ma solo dopo i risultati delle analisi che Bertolaso ha fatto fare nei giorni scorsi.

Gli enti locali e i cittadini parteciperanno ad un tavolo tecnico con le istituzioni, per proporre idee riguardo il piano rifiuti. Un consiglio regionale approfondirà la questione del piano rifiuti e le definizioni degli ambiti, ma la richiesta è sempre la stessa: le manifestazioni devono essere sospese.

Dopo un incontro con il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, è emerso che c’è ancora da attendere la fine dell’emergenza rifiuti e che i cittadini devono, per ora, abbandonare le utopie, e cercare di guardare il problema in maniera più oggettiva. Bisogna concentrarsi sul fattibile.

Partiamo dalla sera in cui, dopo la riunione con Bertolaso e Berlusconi, lei è andato sulla rotonda di via Panoramica, insieme al sindaco di Boscotrecase, Agnese Borrelli, per riferire ai suoi concittadini a riguardo del patto proposto dalle istituzioni.

Al punto sei, che prevedeva la fine delle manifestazioni, è stato aggredito. C’è stato un problema di comunicazione. Perché?

«Sì, quella sera c’è stato un effettivo problema di comunicazione. Ero andato sulla rotonda a riferire gli esiti della riunione, ed ero partito col dire che noi sindaci non avevamo firmato ancora. Sono stato aggredito verbalmente perché qualcuno era a conoscenza del mio arrivo ed aveva incrementato la rabbia nei miei confronti».

Quando voi sindaci avete deciso di non firmare e Bertolaso ha comunicato a tutti gli organi di stampa che il patto sarebbe andato avanti lo stesso in maniera unilaterale, lei cosa ha pensato?

«Ho pensato che non si trattava più di un patto. Si può fare un patto da soli?».

Passiamo ad un punto preciso del “patto”: gli enti comunali avrebbero dovuto commissionare le analisi igienico-sanitarie per la ex SARI a persone scelte da loro. Nel momento in cui i primi cittadini non si sono resi disponibili a controfirmare quanto proposto dalla Protezione Civile, chi ha chiamato i tecnici per analizzare le condizioni della discarica?»

«Noi sindaci.

Non eravamo d’accordo sull’apertura della Cava Vitiello, ma gli altri punti invece potevano passare. Abbiamo deciso noi chi doveva effettuare le analisi e stiamo aspettando i risultati. Se dovessero essere buoni, noi sindaci dei diciotto comuni della zona rossa, disporremo di effettuare controlli periodici alla discarica. Ovviamente, senza l’esito dei risultati, non siamo in grado ancora di dire se quella, che comunque è un ecomostro, è a norma o meno».

Ma queste analisi non erano già state fatte?

«Sì, in effetti erano state effettuate dalla Protezione Civile, non da noi.

Oggi quello che più preoccupa la popolazione è il paventato rischio epidemia a causa della troppa spazzatura giacente in strada. Lei però ha smentito il fatto che c’è un rischio epidemia. C’è o non c’è?»

Abbiamo un problema igienico, dal momento che sono più di dieci giorni che non si raccoglie la spazzatura.

Al momento il rischio non c’è, però, se continuano le proteste e non sarà possibile sversare, è ovvio che potrebbe verificarsi un rischio epidemia. Il mio compito è avvertire, dare un segnale d’allarme».

Le associazioni ambientalistiche, WWF, Legambiente, Lipu e la rete dei Comitati hanno chiesto alla Procura di Nola di chiudere la Sari…

«Anche io ho chiesto di aprire le indagini e se dovessero riscontrarsi delle anomalie, di chiudere la discarica. Mi sembra legittimo e giusto, ma una cosa è fare delle indagini e avere delle conferme in merito e un’altra è chiedere la chiusura della discarica senza nemmeno capirne i motivi».

I cittadini continuano a manifestare perché vorrebbero l’immediata bonifica della SARI, il trattamento biologico meccanico del residuo, per giungere alla chiusura definitiva della SARI e di tutte le discariche. Al momento richieste oggettivamente lontane dalla realtà, anche se auspicabili a partire dalla raccolta differenziata ovunque e dal riciclo.

«Bonificare significa togliere l’immondizia e spostarla in un sito più sicuro. Quindi, i rifiuti che si trovano nella Sari dovrebbero essere messi da un’altra parte, ma non c’è un altro posto. La bonifica si ridurrà a coprire i rifiuti col terreno e qualche alberello. Non è una presa in giro, non è il massimo, ma perché dovrebbe essere bonificata se si verificherà che è a norma?

Noi abbiamo l’altra discarica da trent’anni, la SARI 1. Preoccupiamoci dei problemi che quest’ultima comporta all’ambiente. Quella attuale ha i teli, un impianto di estrazione del percolato e di bruciatura del biogas.

Comunque ribadisco che non ci resta che aspettare i risultati delle analisi, prima di dire l’ultima parola».

Ci sono delle discariche come la Cava Ranieri, chiusa da tempo, non è a norma e mai bonificata. Sembra quindi giustificata la sfiducia che la gente ripone nelle parole delle istituzioni?

«Anche la Bosco de’I Medici come la Cava Ranieri non è a norma. Entrambe erano state adibite a siti di stoccaggio provvisori, e non sono mai state bonificate. Oggi, dopo dieci anni, sono coperte di percolato, ma non sono discariche, e sono un vero e proprio disastro ambientale. Come dicevo, quindi, sarebbe molto meglio manifestare per queste situazioni inaccettabili e pretendere la bonifica del territorio prima ancora di ostinarsi su richieste al momento troppo lontane dalla realtà».

I cittadini stanno manifestando in maniera pacifica. Fanno bene?

«Io dico che in questa situazione è inutile manifestare. Sono manovrati. Va bene infervorare gli animi  quando c’è un reale problema, ma in questa situazione a me pare pretestuoso insistere. Capisco che la gente non si fidi, ma noi sindaci ce la metteremo tutta per riconquistare la loro fiducia».

A Giugliano ci sono tensioni a causa della discarica di Taverna del Re. Un suo commento.

«Bertolaso aveva ragione quando non voleva modificare la legge 123, perché prevedeva proprio una serie di eventi sfavorevoli in altre realtà. Non c’è una soluzione immediata al problema. È vero che fino ad oggi è stato perso tempo ed ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. La vera battaglia è organizzare un piano rifiuti, e ovviamente controllare gli sversamenti in Cava SARI».

Giovanna Sorrentino

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano