«Se avessi la certezza di avere responsabilità in quanto accaduto mi dimetterei. Ma rivendico invece il grande lavoro fatto». Sandro Bondi, ministro dei Beni e delle Attività culturali, ha replicato così al termine del sopralluogo agli Scavi di Pompei. «Per quanto mi riguarda – ha aggiunto – riferirò immediatamente al Parlamento, al presidente del Consiglio e al capo dello Stato rispetto a quanto ho potuto verificare e conoscere dopo l’incontro avvenuto a Pompei». Ma prima di lasciare il sito archeologico pompeiano, Bondi ha lanciato un nuovo allarme: «Negli Scavi potrebbero verificarsi altri crolli, principalmente nelle zone non restaurate, soprattutto nella parte che si affaccia nelle aree ancora scoperte e non restaurate». I motivi del crollo? Tutto colpa di infiltrazioni d’acqua. Ma il ministro parla anche di carenza di fondi e gestionale: «C’è bisogno di spendere meglio i fondi e di affiancare ai sovrintendenti – ha concluso Bondi – che svolgono il loro ruolo di tutela del patrimonio, nuove figure professionali».
Sul caso sono intervenuti anche il commissario regionale campano Francesco Emilio Borrelli ed il presidente provinciale Carlo Ceparano dei Verdi: «Dove ha fallito il Vesuvio è riuscito il Governo Berlusconi con la Protezione Civile di Bertolaso a cui erano stati affidati lavori e gestione degli scavi di Pompei. Dopo il flop sulla soluzione dell’emergenza dei rifiuti questo è l’ennesimo insuccesso di un sistema di potere che sta portando oramai solo danni alla Campania. Oramai più dei vulcani e delle catastrofi i napoletani sono terrorizzati dall’azione del capo della Protezione Civile e del suo governo. Forse – continuano i Verdi – la battuta detta dallo stesso Bertolaso alcune settimane fa su l’ eruzione del Vesuvio “non sarebbe una grande disgrazia, lo dico da buon leghista” era un auspicio per coprire i fallimenti campani della sua gestione. Assieme ai Ministri Bondi e Tremonti bisognerà chiedere contro proprio a lui di questo ennesimo disastro che almeno non ha prodotto vittime ma annientato un patrimonio storico e archeologico di straordinaria bellezza».
Il crollo avvenuto all’interno degli Scavi di Pompei ha fatto il giro del mondo, quale esempio di cattiva gestione dell’immenso patrimonio archeologico, artistico e culturale italiano. E, all’ennesimo scempio avvenuto all’interno del sito pompeiano, il mondo intero ha risposto indignato. Il veicolo principale per diffondere la notizia è diventato Facebook e il gruppo “Stop Killing Pompeii Ruins” è diventato un “raccoglitore” di lamentele e rabbia dall’Italia e dagli amanti dell’archeologia di tutto il mondo. Così si possono leggere nelle ultime ore tantissimi commenti, anche in inglese. “This is horrific!” (è orribile) scrive la Biblical Archaeology in commento ad una delle foto pubblicate dal gruppo di protesta nato a fine maggio su idea del settimanale Il Gazzettino Vesuviano, diretto da Gennaro Cirillo, per richiamare l’attenzione sui lavori “troppo invasivi” fatti all’interno del Teatro Grande degli Scavi. Umlando SouthAfrica scrive semplicemente “che disastro, che tristezza”, mentre Claire “we are suppose to be preserving this, not destroying it!” (dovremmo pensare a preservarlo, non distruggerlo). Ma decine sono i messaggi di sdegno.