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Sepe/Sourouzian, “confessioni” del trionfo “Wertheriano” in Lettonia

Tre ore e 30 minuti pressoché ininterrotti, hanno messo a dura prova la tempra dei principali protagonisti del “Werther”, opera in quattro atti andata in scena sabato scorso al ‘Latvian National Opera’ di Riga, in Lettonia: il tenore nolano Raffaele Sepe e la soprano svizzera di origini canadesi, Nora Sourouzian. Un successo senza uguali decretato dal numeroso pubblico e dalla critica specializzata presente, irrimediabilmente  ‘investiti’ da una scarica emotiva prodotta dalla perfetta intesa del duo che in precedenza ha già dato vita a ben tre rappresentazioni della “Carmen” di Bizet.

“Ritorno nel mio regno! E ‘stata semplicemente un’esperienza indimenticabile interpretare Charlotte!”, confida in perfetto italiano la Sourousian‘, dominatrice femminile della scena. “Grazie a tutta la squadra di Riga! L’intero staff è stato magnifico! Per me si è trattato di una serata incredibile! Ho vissuto tante emozioni che non so esprimere a parole. Veramente un evento magico che porterò sempre nel mio cuore e nei miei ricordi! Sono grata a tutti coloro che mi hanno concesso questo privilegio!”

Di carattere più intimistiche le percezioni a tratti ‘surreali’ del Sepe/Werther. “Sono entrato in scena da un balcone alto 10 metri vestito di camicia viola, colore che porta male nel teatro. Ma non ci ho fatto caso!”, si presenta il Sepe. “Ho provato subito una sensazione bellissima, di dominio … e mi sono calato immediatamente nella parte. Non sentivo la fatica del personaggio, ed il Werther è sempre in scena! Il duetto del terzo atto ci ha fatto lievitare, io e Nora. Ha scatenato in noi sensazioni magiche, stupende, eravamo dentro ai nostri personaggi! L’atto conclusivo l’ho vissuto con una calma irreale. Cantava la mia anima! Poi, nonostante lo sparo dovuto al mio suicidio mi abbia procurato un intenso dolore all’orecchio e nonostante dovessi cantare da terra … ero così immedesimato nella parte che mi è passato un lampo nella mente, facendomi ricordare di quando ero bambino e correvo in mezzo ai fiori del cimitero, fino a fermarmi dinanzi alla tomba di mio nonno! Allora ho capito che Dio è con me! Ed anche le persone care. Quelle che adesso condividono le mie stesse inenarrabili sensazioni, ma anche quelle che non ci sono più!”. … E a noi viene in mente il passaggio del canto inserito nell’opera: “Pourquoi me reveiller?”. Perché svegliarmi!

L’ultimo commento è riservato agli orchestrali magicamente condotti dal maestro lettone di Riga, Mosertas Pitrenas: “Il miglior Werther che abbiamo mai diretto!”.

Mauro Romano

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