L’itinerario natalizio parte dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore con i suoi magnifici scavi, all’inizio della strada dei pastori con un esemplare ligneo, la cui origine risale al 1654, costituito da ventuno pezzi a grandezza naturale.
Proseguendo su Via San Gregorio Armeno, affollata in questi giorni da turisti per la visita al fantasmagorico mercatino dei pastori, sughero e presepi, non può sfuggire anche una visita all’omonima chiesa, affrescata da Luca Giordano con i due grandi organi ridondanti d’oro e l’annesso chiostro e, poco più avanti le chiese di San Gennaro all’Olmo e San Biagio Maggiore restaurate e riaperte al pubblico dopo quasi quarant’anni.
Di fronte il palazzo settecentesco con l’epigrafe “Domus Januaria”. La targa ricorda che in questo luogo, molti secoli prima, nacque il più illustre cittadino di Napoli: San Gennaro. Nello stesso edificio, in fondo al cortile, si trova la bottega “dove nascono gli angeli” dei fratelli Antonio e Rosario Lebro, definita in modo cosi pomposo, intorno agli anni Cinquanta, quando i due maestri costruirono il quadro dei maestosi angeli e le quattro cariatidi scolpiti per l’Abbazia di Montecassino.
In un angolo del laboratorio s’intravedono statue e gruppi scultorei del Sei e Settecento. Figure a mezzo busto o intere, alcune a grandezza naturale, in legno o terracotta, vestite di broccati e sete preziose nell’attesa di essere curate, rivestite e ridipinte. Si riparano i danni provocati dal tempo e dall’incuria. Alcune sono opere di grandi artisti, atre semplici immagini di devozione popolare. I fratelli Lebro sono depositari di un’arte – quella della scultura e del restauro ligneo – che si tramanda da padre in figlio da cinque generazioni.
Fra le tante opere eseguite dall’antica bottega va ricordato il restauro dello splendido presepe settecentesco della duchessa Orsini, esposto ogni anno nella chiesa di Santa Maria in Portico. Venticinque statuite lignee attribuite a Giuseppe Picasso Ceraso e Jacopo Colombo, insigni maestri che operarono nella città partenopea in quell’epoca. Arduo il recupero di gambe, dita, una decina di occhi, nasi, capelli, oltre all’integrazione pittorica di ogni pezzo. Coadiuvati dalle mogli e dalla sorella, rivestirono i pastori attenendosi con scrupolo ai modelli originali, usando raso in seta di San Leucio, broccato, lamè e galloni d’oro.
“Spesso è il tempo a rovinare la struttura dell’opera – dichiara Rosario, il più giovane dei fratelli Lebro, ormai ottantenne – Se il legno è tarlato, si rimedia eliminando i parassiti immergendo la statua in un bagno chimico; anni addietro per lo stesso procedimento si adoperava la camera a gas. Se la statua presenta sbucciature, queste possono essere stuccate, se di lieve entità la riparazione è perfetta.
Fra le opere affidate alle loro cure negli ultimi anni, i fratelli Lebro ricordano il presepio Cuciniello nel Museo di San Martino, quelle delle nove Muse nel teatrino di Corte di Palazzo Reale, sulle quali durante l’ultima guerra, gli americani si esercitarono al tiro al bersaglio; la splendida sala ora restaurata è stata riaperta al pubblico in questi giorni; la Sant’Anna scovata nella sagrestia di una chiesa terremotata e, infine il complesso dell’Ospedale dei Pellegrini, sei statue a grandezza naturale della fine Cinquecento.
Proseguendo l’itinerario su Via San Biagio dei Librai con la targa che ricorda il negozio di libri del padre di Giambattista Vico, si può visitare il palazzo del Monte di Pietà, con la cappella della Pietà e poco più avanti la Cappella di Sant’Angelo a Nilo, nel cui interno si può ammirare il sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio, capolavoro di Donatello e, ancora nei pressi di San Domenico Maggiore, la cappella Sansevero con il Cristo velato.
Intanto il folto gruppo dei soci dell’Associazione Italiana amici del Presepio prepara, nella Sala Valeriano del Gesù Nuovo, la mostra con scenografie ispirate al ‘700, ‘800 e ‘900 in modellatura delle figure e delle moschelle create a mano o con i calchi, animali, accessori e minuterie di ferro e legno.
“Sicuri di offrire ancora una volta – ha scritto nel catalogo della mostra, la presidente del sodalizio Adriana Bezzi – un’immagine vera e non convenzionale del Natale, ci auguriamo che questi nostri lavori, testimonianza insieme di arte e fede, possano risvegliare, come accaduto negli anni passati, quei vibranti sentimenti manifestati attraverso le spontanee, competenti e commosse testimonianze registrate nel book dei visitatori”.
Disponendo di un buon lasso di tempo si possono visitare le maggiori scenografie di questo fantastico mondo nel Museo di San Martino con centinaia di pastori e animali, donata dall’architetto Cuciniello nel 1879. Nel Palazzo Reale il presepe del Banco di Napoli, oltre duecento figurine e numerosi accessori provenienti da collezioni private, modellati da grandi scultori come Sanmartino, Francesco e Camillo Celebrano, Angelo Viva, Salvatore Franco In ogni chiesa come San Francesco di Paola, Gesù Vecchio, Santa Chiara, Santa Maria del Parto, Spirito Santo “scogli” che risalgono al sette-ottocento di noti scultori, Basilica del Carmine Maggiore, allestito in un’intera sala, Santa Maria La Nova, nonostante il furto di preziose statuine il può ammirare il favoloso soffitto della chiesa attraverso specchi, disposti nella navata.
mario carillo