Non ha opposto resistenza ai poliziotti che l’hanno arrestato Antonio Iovine, capo del clan dei Casalesi. Inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, da quasi quindici anni si nascondeva alle forze dell’ordine. Di lui era nota solo una foto segnaletica risalente a quando aveva l’età di 21 anni. Con il figlio del boss Francesco Schiavone, Nicola, ora in carcere, e Michele Zagaria, Iovine reggeva le sorti della holding criminale di Casal di Principe. Negli ultimi anni gli era stato comminato un ergastolo confermato in appello, nell’ambito del maxiprocesso Spartacus. È stato scovato dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli che da tempo erano sulle sue tracce insieme ai colleghi casertani. Il boss era in casa di un insospettabile, incensurato, alla quinta traversa di via Cavour a Casal di Principe. All’arresto si è arrivati dopo un lungo lavoro di accertamenti e di pedinamenti sulle persone più vicine a Iovine. Grande la soddisfazione dei pm Antonello Ardituro e Alessandro Milita che ora promettono: «Il prossimo sarà Zagaria». «Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia» ha commentato il ministro dell’Interno Roberto Maroni ai giornalisti di Montecitorio, prima che giungesse l’annuncio ufficiale dell’arresto del superlatitante. Poco dopo la notizia è stata accolta con un lungo applauso bipartisan dalla Camera dei Deputati. Il ministro Guardasigilli Alfano promette: «Firmerò subito la richiesta di 41 bis» e commenta non senza vena polemica, dopo le recenti polemiche tra lo scrittore Roberto Saviano e il ministro Maroni: «Questa è una ulteriore conferma – aggiunge – che la squadra Stato vince e l’antimafia giocata batte quella parlata». «È un giorno felice – ha confermato il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore – anche perché l’operazione dimostra che forze dell’ordine e Dda di Napoli riescono a ottenere importanti risultati sul territorio. Una perquisizione è in corso nella casa di Casal di Principe in cui è stato arrestato dalla polizia Iovine. Il boss è stato bloccato all’interno dell’abitazione e non in un nascondiglio, ma gli investigatori vogliono comunque accertare se nell’edificio vi siamo dei bunker o siano stati nascosti documenti o armi. «Aspettavo questo giorno da 14 anni », è il commento Roberto Saviano. «L’arresto di Antonio Iovine – continua Saviano – rappresenta un passo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata. Iovine è un boss imprenditore, in grado di gestire centinaia di milioni di euro. Ora spero che si possa fare pulizia a 360 gradi. Come dimostrato dalla relazione della Dia di oggi, bisogna aggredire il cuore dell’economia criminale, la Lombardia, dove le mafie fanno affari e influenzano la vita economica, sociale e politica». Antonio Iovine, 46 anni, nativo di San Cipriano d’Aversa (Caserta), era considerato il «boss manager» del clan, la vera mente affaristica dell’organizzazione criminale impegnata tra le altre cose anche nel business dell’immondizia. A lui è attribuita la capacità dei Casalesi di espandere i propri affari al di fuori della Campania. Lui ancora sarebbe il principale artefice dell’impero di ‘Gomorra’ denunciato da Saviano, mediante il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite nell’economia pulita e nel business del cemento.
Antonio Averaimo