Crisi politica dei partiti, interviene il nuovo Partito Socialista Italiano

Santa Maria la Carità. Crisi politica dei partiti locali, interviene nella problematica anche il nuovo Partito Socialista Italiano. A più di un mese di distanza dal botta e risposta avuto con gli interventi dell’ex sindaco di Santa Maria la Carità il dottore Paolo Fortunato dell’UDC e l’attuale sindaco Francesco Cascone del PDL – sul precario stato di salute dei partiti presenti a Santa Maria la Carità ed il momento di crisi d’identità che ormai attraversano da tempo – interviene nella controversia anche Giuseppe Calabrese, referente locale del nuovo PSI. Membro del Comitato per l’Autonomia degli anni ’80 per il comune di Santa Maria la Carità e storico militante locale del Partito Socialista, ex consigliere comunale di Santa Maria la Carità dagli anni ‘80 al ’95 ed attuale presidente onorario del Comitato Pro Cimitero, Giuseppe Calabrese interviene disapprovando la scelta proposta in precedenza dai sindaci Fortunato e Cascone di puntare sulla realizzazione della scuola di formazione politica locale, comunque rimasta a tutt’oggi solo una vaga proposta ipotizzata, ma di puntare invece sulle capacità delle persone: “I nostri cittadini da troppi anni pagano l’immobilismo della politica. Povera Santa Maria la Carità …aspetta e spera! A Santa Maria la Carità non occorre parlare solo di partiti svuotati del loro senso più profondo, metaforicamente definiti come “scatole vuote”, ma di una politica ormai distante dai cittadini. Questa constatazione è valida anche a livello nazionale, perciò crediamo sia opportuno chiedersi come si è giunti a questo stato di cose, in particolar modo quali sono le cause che hanno generato questa disaffezione alla politica. I partiti – tiene a spiegare Giuseppe Calabrese del PSI – stanno mutando sempre più in organizzazioni oligarchiche assoggettate di volta in volta a qualche personaggio locale che sceglie il miglior “santo” a cui votarsi, inteso come politico provinciale o regionale di cui essere riferimento sul territorio, in base al “vento politico” del momento. Pertanto, spesso accade che la formazione di un partito non parte dal basso, dal territorio e dalla volontà di un gruppo di persone che condividono le medesime motivazioni e gli stessi valori, ma molto spesso è frutto di una decisione calata dall’alto e che, quindi, è recepita come distante. Questo stato di cose ha generato nel tempo un forte scollamento tra i partiti ed i cittadini, a cui contribuisce anche la mancanza di credibilità di molti rappresentanti politici locali, l’assenza di momenti di confronto vero con i cittadini e di ascolto delle loro necessità che sono elementi basilari nella crescita di ogni organizzazione politica ed associazionistica. Se poi parliamo della politica come Servizio, purtroppo la reazione che scaturisce nella maggioranza delle persone è per di più una grossolana risata …!!! Purtroppo, è opinione pubblica diffusa intendere l’azione politica come strumento non per il benessere della collettività ma come mezzo per potersi garantire privilegi e benefici esclusivamente personali. Ciò che più rattrista è che da questo andazzo resta deluso soprattutto chi crede ancora che i partiti, la politica ed il confronto siano ancora validi strumenti per migliorare la nostra società e, quindi, la vita di ognuno di noi”. In riferimento alla scuola di formazione politica, Giuseppe Calabrese tiene a ribadire: “Più che una scuola di formazione politica, pensiamo che occorrerebbe formare uomini e donne con uno spessore umano ed un bagaglio di valori etici e culturali importanti, che sono requisiti indispensabili anche nella crescita di politici autentici. In alternativa, per avere risultati tangibili in un periodo più breve, dovremmo avere l’intelligenza di selezionare il meglio delle potenzialità umane e delle competenze che un territorio riesce ad esprimere ed invitarle a mettersi in gioco, al di là del numero di voti che possono portare come dote al partito. Pensiamo che occorre perseguire su questa nuova strada altrimenti non resta che rassegnarsi all’immobilismo e ad una politica che diventa un mestiere: non è più al servizio della cittadinanza, ma diventa un vero e proprio lavoro. Un altro elemento da incoraggiare – conclude Giuseppe Calabrese – è l’autonomia del pensiero e dell’agire politico: troppo spesso nella logica dei “padroni di partito” questo fattore è stato accantonato per il semplice tornaconto elettorale. E’ di pubblico dominio vedere politici limitati nel proprio agire perché costretti a dar conto del proprio operato non ai cittadini che gli hanno espresso il consenso, delegandogli la propria rappresentatività con il proprio voto, ma a coloro i quali sono stati gli “sponsor” in campagna elettorale. Con la schiena curvata da questi tanti pesi, un politico non riesce a guardare avanti, non ha una visione per il futuro del proprio territorio e noi cittadini abbiamo il torto di aver smesso di immaginare come vorremmo il nostro paese e pretendere di vederlo realizzato. Non ci aspettiamo più qualcosa di rinnovato al ritorno da un lungo viaggio, per questo non resta che assecondare quelli che, ritornando di tanto in tanto nel proprio paese nativo perché emigrati, esclamano che a “a Santa Maria non cambia mai niente”. Per dare una svolta sociale, politica e partitica a Santa Maria, occorre ed è necessario, quindi, oltre alla nobile idea della scuola di formazione politica, riscoprire e promuovere valori come la dignità, il confronto e l’autonomia delle persone, da troppo tempo sepolti dai polveroni delle “appartenenze” a questo o a quello schieramento politico”.

Vincenzo Vertolomo 

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