Un’opera lirica, una storia. La “Carmen” di Bizet, cominciata a Bologna con la prima protagonista Anna Malavasi. Proseguita con Nora Sourouzian e, per l’ultima messa in scena al‘Latvian National Opera’ di Riga, in Lettonia, con protagonista la polacca Malgorzata Panko. Tutte mezzosoprano! Solo il principale personaggio maschile della storia, Don Josè, non ha mai cambiato interprete. La scelta dei registi e direttori di teatro è caduta sempre sul tenore nolano Raffaele Sepe, che di volta in volta ha affibbiato al personaggio rivisitazioni nuove, diverse, originali … al punto da contraddistinguerne le noti caratteriali. La qual cosa ha indotto il regista lettone Andrejs Zagaras a definire il Sepe “Animale da palcoscenico capace di imprimere al personaggio una forza sempre nuova, una magia creativa che un pubblico, (quello lettone) nemmeno tanto ‘allevato’ alla musica lirica, ha finito con apprezzare inequivocabilmente! ”.
La conferma di quanto appena affermato ci viene dallo stesso Sepe: “Questa mia ultima incarnazione del Don Josè è stata la migliore in assoluto – confida – sia dal punto di vista vocale che interpretativo. Sul palcoscenico ero rilassato, tranquillo, sicuro delle mie potenzialità. Questa mia ‘sicurezza’ è stata carpita in pieno dal pubblico che ha stipato ogni angolo del prestigioso teatro, applaudendo anche in momenti non consoni della recita … E’ così che il primo atto è scivolato in scioltezza, direi, a duettare con la mia ‘fidanzata’, Micaela, impersonata dall’attrice lettone Diana Bramante”.
Nel secondo atto assistiamo al mutamento repentino che avviene sul palcoscenico, al cambio della fisionomia dell’opera, cosicché l’aulica atmosfera che l’ha fatta da padrona in precedenza, assume toni vibranti, intensi, sensuali. “Quando entra in scena la Carmen/Panko, la zingara dalla bellezza sconvolgente che riesce ad ammaliare ogni uomo, il palco sembra illuminarsi di un potere magico che aleggia nell’aria”, spiega ancora il tenore nolano. “Questa figlia del demonio, che decide lei a chi concedere le sue ‘grazie’, adocchia Don Josè che non è in grado di sfuggire al fascino conturbante della sua bellezza. E così il lirismo assume contorni ancestrali, quasi inumani. Io e Malgorzata entriamo nella psicologia dei rispettivi personaggi dando il meglio di noi nell’aria ‘La fleur que tu m’avais jetée’ … quel fiore gettato che scatena nel ‘soldato ubbidiente’ sensazioni mai provate, ribellioni mai pensate, decisioni neppure sfiorate col pensiero … E così che il lirismo prende corpo nel canto, nel muoversi in scena viene fuori la nostra energia, quel feeling tra artisti, senza il quale è impossibile trasmettere suggestioni, turbamenti, sensazioni dai tratti a volte irreali … In poche parole un’intesa tra i protagonisti costruita anche dinanzi ad una tazza di caffè, che aromatizzava lo scambio di consigli sul modo di stare in scena tra me e Malgorzata!, che ci ha consentito di entrare in una sintonia perfetta”
E per amore della Carmen, il soldato abituato ai più classici ‘signorsì’, diventa, contrabbandiere, ribelle, per seguire le orme della sua amata che però è abituata a trattare gli uomini secondo la regola ‘usa e getta’. E Don Josè viene presto sostituito dal torero Escamillo che ‘richiama’ a se la fedifraga con la classica musica della corrida. “L’amante ferito non può assistere inerte al passaggio di ‘letto’! Ma il suo incessante ripetersi del disperato “TI AMO!” non trova accoglimento – conclude Sepe – che si vede scaraventato in faccia l’anello una volta pegno del loro amore. E decide, o mia o di nessun altro! Frantuma una bottiglia e affonda il lato tagliente nella gola della ormai amata/odiata Carmen! Lasciandola morire in una pozza di sangue!”.
Suggestioni, emozioni, brividi, sussulti … vengono espressi con toni analoghi anche dalla Panko/Carmen, entrata in scena attanagliata da un’eccitazione unica, subito sciolta, però, nella sua bravura di attrice, cantante, ballerina … anch’ella alle prese con un personaggio controverso che impegna principalmente per i suoi continui cambi di atteggiamenti. “Ho chiuso gli occhi, ho emanato un forte respiro, ho salito i gradini del palco ed ho subito lasciato il mondo esterno alle mie spalle” ci confida Malgorzata Panko, certamente non nuova a situazioni del genere. “Io ero solo Carmen e Carmen era solo me! L’energia, il feeling, l’intesa … raggiunta con Raffaele è stata l’arma determinante del nostro successo in questa rappresentazione graditissima dal numerosissimo pubblico e che ha soddisfatto l’intera equipe operativa a partire dal regista Andrejs Zagaras e fino all’ultimo collaboratore. Andare in scena con la ‘Carmen’ è il sogno di ogni mezzosoprano, ma essere accompagnata da un cast di artisti così bravi è preparati, coi quali ci è subito stata un’ottima intesa, è il massimo che si potesse pretendere. Ringrazio veramente tutti. Se ho provato forti emozioni, se il mio corpo e la mia anima sono stati traversati da sensazioni stupende, se mi sono sentita la regina della scena … il merito è di tutti quanti! E specialmente io non potevo fallire in ‘questa Carmen’. Avevo una dedica speciale da fare!”.
Malgorzata Panko resterà ancora a Riga poiché il 3 e 5 dicembre prossimo sarà l’interprete dell’opera di Tchaikovsky ‘Eugene Onegin’. Le prossime date per Raffaele Sepe nella splendida città lettone, invece, saranno il 15 dicembre per la prima replica del “Werther” e poi ancora il 6 febbraio, il 10 marzo ed il 20 aprile ancora con la “Carmen”. Non sono ancora certi i nomi delle partner principali. Ma oramai, il tenore dalle mille risorse, capace di rimettersi in gioco ad ogni rappresentazione, non batte ciglio. A Riga opera in un contesto di operatori competenti, che sanno fare bene il proprio mestiere e che scelgono sempre per il meglio. E dorme sonni tranquilli!
Mauro Romano