Omaggio a Beneventano, le parole di Arpaia

Bruno Arpaia classe 1957 è uno scrittore e giornalista italiano. Nativo di Ottaviano, laureato in Scienze Politiche,ha scritto per molti quotidiani tra cui Il Mattino di Napoli,la Repubblica,ed oggi è consulente editoriale e collabora alle pagine culturali de Il Sole 24 Ore. Oltre al giornalismo,all’attivo ha anche molte pubblicazioni anche di successo,tra cui ricordiamo il libro pubblicato  nel 2006 e titolato‘’Il passato davanti a noi’’ che è una rievocazione degli anni settanta, della maturazione politica di una generazione, tra la lotta operaia e le grandi battaglie per i diritti civili, fino alla stagione del terrorismo e della repressione. Lo scrittore ritorna ad Ottaviano nel ricordo di Mimmo Beneventano,consigliere comunale del PC, medico ucciso il 7 novembre 1980 per mano della camorra. Questo suo ritorno al paese natio, si pone nel programma delle celebrazioni per il 30 anniversario del barbaro assassinio. L’abbiamo intervistato nella splendida cornice del Castello Mediceo di Ottaviano,ove ha ricordato alla sua maniera la figura di Beneventano,che ben conosceva.

Ci espone Il suo ricordo personale di Mimmo Beneventano?

‘’Mimmo era una persona di una generosità e solarità enormi. Io posso ricordare tre punti,che non sono solo ricordi personali ma caratteri che lo contraddistinguevano abbastanza bene. La prima volta che lo incontrai io avevo 10 anni e cominciavo a frequentare la parrocchia, Mimmo era una persona molto cattolica e credente ed era presidente dell’Azione cattolica parrocchiale. Anche se avevo 10 anni, io ricordo perfettamente un episodio. Tentò di convincermi che la canzone di Domenico Modugno – Dio come ti amo – non fosse dedicata ad una donna ma a Dio. Il secondo ricordo che ho,è di una notte di Febbraio del 1974, Mimmo faceva parte del PCI, ed io invece ero di un gruppo extraparlamentare (Avanguardia Operaia). Mimmo, in una notte di pioggia tremenda arrivò, molto bagnato. Era molto difficile che un’esponente del partito comunista,potesse stringere dialogo con un gruppo extraparlamentare come AO,  lui quella sera però venne ed in via confidenziale avvisò che c’erano voci di un imminente colpo di stato ed era meglio quella notte non dormire nelle proprie case. Altro ricordo è quando di ritorno da una vacanza in Corsica. Mi trovai conficcato nel tallone una spina di riccio che fece una tremenda infezione. Mimmo fu così bravo da operarmi e scongiurò un’amputazione. Quindi i tre lati più belli di Mimmo: cristiano, politico, medico. Mimmo era tutto e lo faceva con spirito di aiutare gli altri e con la voglia di giustizia. Ma purtroppo la sua voglia di giustizia e di aiutare il prossimo,trovando sulla sua strada personaggi loschi, è finita nel modo che tutti noi conosciamo’’.

Ottaviano,a 30 anni esatti dal barbaro assassinio,celebra ancora una volta la figura di Mimmo Beneventano. Quali sono le sue considerazioni su questa giornata di riflessione e di incontro, soprattutto alla presenza di molti giovani che di Beneventano conoscono soltanto una strada o una scuola a lui dedicata?

‘’E’ una giornata bellissima oggi,ed è una grande iniziativa. Ed è bella per molte ragioni. La prima è che per molti anni non è stato così, come oggi con tanta gente e tanti giovani. Io  ricordo che alle prime manifestazioni che facevamo in ricordo di Mimmo,eravamo pochi, la gente aveva paura, neanche a parlare che venisse il Sindaco o qualunque altra autorità,o che venissero le scuole. Poi con il lavoro della sorella di Mimmo,Rosalba Beneventano e la Fondazione che porta il suo nome, con un cambiamento della percezione generale anche dei cittadini ottavianesi, la commemorazione nel corso degli anni è cambiata. Ciò è molto importante, soprattutto perché non è stata una commemorazione retorica come di solito siamo abituati a vedere, ma è stata una commemorazione rivolta ai tanti giovani ed alle scolaresche presenti. Ognuno di noi ha il diritto/dovere di sapere quello che è successo prima, e trasmettere quello che sta succedendo ai posteri. E’ importante perché noi viviamo in una società in cui ci hanno derubato  del tempo, del passato e del futuro. I giovani dei nostri tempi, è come se non avessero né presente né passato ma solo il presente. Ognuno pensa al proprio spazio,e  non deve essere così,o  ci si limita ad essere tante mosche che vivono solo un giorno e dopo c’è solo la morte.’’

Lei è un cittadino ottavianese, ed oggi vi ritorna dopo tanti anni. Come ritrova la sua cittadina ?Quante volte l’ha dovuta difendere?

‘’ Ottaviano è cambiata. La presenza delle istituzioni e dei giovani alla commemorazione sono la prova lampante di ciò che prima non poteva accadere. Qualcosa comincia a muoversi. C’è una ripresa del senso di cittadinanza, negli anni è stato o è sempre mancato.  La mia città, negli anni l’ho difesa, ma anche a volte attaccata. Essere nato in questa terra non mi impedisce di pensare, di vedere le cose buone e quelle meno buone. Io penso che sia pessimo che i ragazzi possano vivere nella bruttezza (marciapiedi sbrecciati, abusivismo di ogni fattura, speculazioni edilizie, strade dissestate). E’ come un imprinting, quando si è dentro si accettano gli eventi come normali. E questo è gravissimo, non dovrebbe accadere.’’

Cosa si sente di dire ai giovani Ottavianesi e non?

Io consiglio ai ragazzi di viaggiare, di muoversi e poi di ritornare se vogliono e se possono. Non vi rassegnate a quello che vi è stato dato.  Lo Stato siamo noi è inutile piangersi addosso, come al Sud per tanti anni è stato  fatto. Bisogna responsabilizzarsi di più, tutti. Dal regolamentare l’acqua negli usi domestici e personali, alla raccolta differenziata. Da queste piccole cose nasce il senso di cittadinanza, perché significa sapere d’essere parte di  una  comunità, e noi viviamo perché siamo in ‘’Interpenetrazione’’ con gli altri.

Pasquale Annunziata

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