Crollo agli Scavi: il Mibac cerca di scaricare le colpe di Bondi su altri

«La Schola Armaturarum, crollata poco più di una settimana fa, è stata sottoposta a lavori di restauro e manutenzione delle coperture appena un anno mezzo fa, nel luglio 2009, come è possibile verificare effettuando una ricognizione negli Scavi di Pompei navigando su Google Street View». Lo ha reso noto il gruppo Facebook “Stop Killing Pompeii Ruins”, che ha analizzato l’intera documentazione realizzata a Pompei nell’estate scorsa, e pubblicata dal sito nel mese di dicembre dello stesso anno, dal noto servizio di mappe messo a punto dal motore di ricerca più usato al mondo. Facendo una visita virtuale in via dell’Abbondanza, si arriva poco alla volta proprio nella zona crollata la scorsa settimana e lì arriva la sorpresa: dalla foto scattata da Google si vede chiaramente un operaio alla porta della Schola, e al cancello è ben visibile la tabella di cantiere dei lavori in corso in cui si legge che trattasi di lavori di “restauro e manutenzione delle coperture delle regioni III, IV, V e IX negli Scavi di Pompei” con la data di inizio lavori proprio nel 2009. La notizia ha destato interrogativi sulle responsabilità del crollo visto che la casa, a differenza di tanti edifici di Pompei, era stata tra le poche interessate da lavori di manutenzione. Dunque, durante l’estate dello scorso anno, quando sono state “fermate” per sempre le lancette all’interno del sito archeologico pompeiano per inserire online queste immagini erano in corso proprio alla Schola Armaturarum i lavori di restauro del solaio. Quel solaio, appena un anno dopo, è crollato.

Smascherato, il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, non l’ha presa tanto bene ed ha spinto i suoi collaboratori a diramare una nota che non smentisce ma conferma tutto. «Sin dalle prime ore dal cedimento della copertura del tetto della casa dei Gladiatori a Pompei – cita la nota del Mibac – è sempre stato ricordato, anche dallo stesso ministro Bondi nella sua relazione alle Camere, l’intervento di impermeabilizzazione del tetto, realizzato su indicazione della Soprintendenza. Sono infondate le notizie pubblicate su Facebook, secondo cui la domus crollata sarebbe stata sottoposta a lavori di manutenzione e restauro del solaio nel 2009. L’intervento, che non ha avuto carattere strutturale, è stato eseguito sotto la direzione di tecnici tra i più preparati della Soprintendenza. Come è reso evidente dalla firma del Soprintendente Pietro Guzzo in calce al cartello di inizio lavori, tutti gli interventi della gestione commissariale sono sempre stati effettuati in totale sintonia con i Soprintendenti. In particolare, sono stati approvati con delibera dal Consiglio d’Amministrazione della Soprintendenza Speciale Archeologica di Napoli e Pompei il 18 luglio 2008 sulla base di un progetto redatto dall’Arch. Paola Rispoli e sottoscritto dal Soprintendente Pietro Guzzo e finanziati dall’allora commissario delegato Renato Profili, insediatosi l’11 luglio 2008».

Bisogna però precisare che non sono affatto infondate le notizie pubblicate dal gruppo Facebook “Stop Killing Pompeii Ruins”che si è limitato a leggere la tabella dei lavori, ben visibile dalle immagini pubblicate su Google Street View. Dalla tabella è chiaro che si tratta di lavori di “restauro e manutenzione delle coperture delle Regioni III, IV,V e IX degli Scavi di Pompei”. Il Mibac, però, nel suo tentativo di smentita ha prima parlato di semplici lavori di impermeabilizzazione, poi ha tentato di scaricare le colpe solo sull’ex soprintendente Guzzo tornando a parlare di restauro e manutenzione. Si tratta di due interventi tecnicamente molto diversi, finanziati e messi a gara dal Commissario delegato Renato Profili, nominato proprio dall’allora già Ministro Sandro Bondi, in carica dall’8 maggio 2008. I lavori sono stati aggiudicati, come è pubblicato sul sito ufficiale della Soprintendenza, il 31 dicembre 2008. Quindi, il Ministro Sandro Bondi può non ritenersi responsabile dei lavori di restauro alla domus crollata. Inoltre, il “Codice dei beni culturali”, nel decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, definisce bene i termini conservazione, prevenzione, manutenzione e restauro.

Dario Sautto

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