Si tratterà – commenta Sofia Pescarin, direttore scientifico di Archeovirtual – della migliore delle edizioni di Archeovirtual, che quest’anno offrirà al visitatore la possibilità di interagire, sperimentare, giocare con quasi tutte le installazioni. Il pubblico sarà protagonista come non mai, viaggiando nel tempo, esplorando gli insediamenti romani di Leicester, di Teramo, della villa di Oplontis e dell’antica Cartagine; di muoversi nel clamore dell’epica battaglia delle Termopili; di entrare in una tomba cinese di primo secolo a.C.; di giocare imparando il Bauhaus; di prendere parte all’assassinio del principe Francesco Ferdinando a Sarajevo o di costruire personalmente una nave con le tecnologie dei carpentieri latini; osservare l’applicazione del CNR “I colori di Giotto”.
La magnifica villa di Oplontis di Torre Annunziata, dunque, al centro di questa importante manifestazione “Il progetto di visualizzazione della villa romana di Oplontis – si legge nel sito web della manifestazione – è effettuato dal King’s Visualisation Lab (KVL), del King’s College di Londra (KCL) come parte di una più ampia ricerca archeologica e storica dell’antica villa di Oplontis a Torre Annunziata in Italia, condotta a livello internazionale. Il progetto riguarda la creazione di una visualizzazione tridimensionale della villa, sulla base dell’attuale iconografia e di tutte le fonti rese disponibili dalle ricerche compiute fino a oggi. L’ambiente virtuale della villa permette una comunicazione delle informazioni in maniera intuitiva e semplice. La maggior parte degli affreschi, dei mosaici e di altri elementi architettonici ha la possibilità di collegamento con un semplice click al database semantico e relazionale, dove risiedono le informazioni dettagliate sul lavoro svolto dal team di esperti ricercatori e studiosi che da decenni lavorano sul sito, offrendo diversi livelli di informazione per ogni tipologia di utente. Il motore Unity permette all’utente di navigare l’intera villa nel suo stato attuale e uno stato completamente ricostruito con la resa grafica di vari oggetti del passato. L’utente può passare tra queste visualizzazioni diverse con un semplice clic di un pulsante. Sono disponibili diversi livelli di informazione, con riferimenti testuali e visivi. Un database compilato e aggiornato da studiosi romani e esperti d’archeologia e collegato strettamente al modello tridimensionale danno credibilità scientifica all’intero progetto”.
Peccato, però, che a tutto questo sfarzoso mondo virtuale di scena a Paestum, non corrisponda anche un altrettanto magnifico mondo reale. Viviamo nell’era dell’immagine e ci appare logico che il virtuale, ossia l’inesistente, soppianti la realtà tangibile. Investiamo fondi per ricostruire virtualmente monumenti che nella realtà sono abbandonati all’oblio e all’incuria, come non ricordare il triste e recente crollo della Schola Armaturarum agli Scavi di Pompei. Dedichiamo, tra un sms e un mail, molte ore a visitare musei virtuali mentre quelli reali chiudono per mancanza di fondi e visitatori. Viviamo nell’era dell’immagine e non ci rendiamo conto che nulla è più educativo ed emozionante della visita reale, il poter toccare con mano, vedere con i propri occhi i reperti e ascoltare con le proprie orecchie le parole di una guida in carne ed ossa.
Ferdinando Fontanella