Il Gazzettino vesuviano | IGV

L’acqua di Stabia per risolvere l’emergenza idrica salernitana

Il problema e la soluzione, tutto in pochi chilometri. Nel salernitano manca l’acqua per la rovinosa rottura dell’acquedotto del Sele, danni provocati dal maltempo che da settimane flagella la Campania, un guasto che riguarda quasi 3 km di condotta per la cui riparazione si prospettano tempi lunghi. Pochi giorni d’emergenza idrica hanno già messo in seria difficoltà il tessuto sociale delle comunità coinvolte, ben 500 mila famiglie senz’acqua potabile e attività commerciali bloccate. Nel frattempo, a circa cinquanta chilometri di distanza, a Castellammare di Stabia milioni di metri cubi di acqua potabile si riversano in mare. Basta fare una semplice connessione logica: l’acqua di Stabia può e deve essere usata per risolvere l’emergenza idrica del salernitano.

In questa direzione sembra muoversi l’Unità di crisi istituita in Prefettura che sta pensando all’utilizzo di una nave cisterna per rifornire di acqua potabile i comuni in difficoltà.

Una soluzione quella delle navi cisterna di facile ed immediata realizzazione perché a Castellammare questo tipo di trasporto è ormai ben collaudato. Da anni, infatti, navi cariche d’acqua partite dal porto stabiese solcano il mediterraneo per approvvigionare le isole d’estate.

Il traffico di acqua stabiese è diretto principalmente alle piccole isole siciliane e laziali: Eolie e Pontine. Un commercio che spesso in Sicilia è stato al centro di aspre polemiche perché l’acqua pubblica partita da Castellammare praticamente a costo zero è rivenduta in Sicilia a costi esorbitanti. Come si evince da un articolo del giornalista Carlo Ruta dall’eloquente titolo “Strategie di conquista e grandi affari lungo le vie dell’acqua. Il caso delle Eolie” l’acqua rilevata dalle navi cisterne arriva a costare addirittura fino a 13 euro, iva inclusa, al metro cubo. Costi assurdi che sembrano essere imputabili all’esosità del trasposto – scrive Ruta – “Come avviene già da quindici anni, dietro richiesta della Regione Sicilia, il 3 dicembre 2008 il Ministero della Difesa ha stipulato infatti con la società Marnavi di Napoli, con procedura negoziata ai sensi dell’art. 57 del decreto legge 163/06 – che non prevede gara d’appalto per motivi d’esclusività –, un contratto di fornitura idrica all’isola di Lipari per un importo di 26 milioni di euro, iva inclusa –, per soli 2 milioni di metri cubi”. “La Marnavi – continua Ruta – costituisce in campo armatoriale un potere consolidato, con forti referenti nelle istituzioni”.

È probabile dunque che sia proprio la Marnavi di Napoli o una società ad essa collegata, vista la natura di esclusività con cui il Ministero della difesa ha affidato il servizio di rifornimento siciliano, un appalto assegnato applicando l’art. 57 comma 2 lettera b che così riporta “qualora per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente ad un operatore economico determinato”,  a doversi occupare del trasporto dell’acqua da Castellammare a Salerno. Si spera che i cittadini salernitani possano ricevere dalla città delle acque un aiuto concreto senza dover pagare a caro prezzo una risorsa che dovrebbe essere gratuita e di libera fruizione. La triste vicenda siciliana, fa presagire però che oltre agli scopi umanitari il trasporto dell’acqua nel salernitano sia condizionato da forti interessi economici.

Ferdinando Fontanella


Exit mobile version