Il Gazzettino vesuviano | IGV

Calde toppe.

Evoca il tepore di un abbraccio..Forse sarà dovuto all’ incastrarsi dei vari tessuti..O forse semplicemente alle sue origini. Il patchwork, tecnica sviluppatasi presso gli egizi, nel 3400 a .C, durante la prima dinastia- periodo arcaico- ha sempre costituito una funzione prettamente decorativa anche durante il Medioevo e il Rinascimento. Verrà poi affinata a  partire dal 1600, raggiungendo una certa destrezza nel 1800 quando le donne erano solite creare le sagome dei disegni da realizzare con dei supporti in carta, che servivano a loro volta per l’imbastitura. Diffusa in America dagli stessi coloni, questa tecnica  e il suo tipico “lavoro con le pezze” racchiude anche- o meglio soprattutto- l’amore materno delle donne pronte a riutilizzare brandelli di tessuti di capi consunti , piccoli pezzi di stoffa e rimanenze di confezioni casalinghe , conservate nell’apposito scrap bag- sacco degli scampoli- per creare un qualcosa che potesse riparare dal freddo la famiglia durante i lunghi viaggi in caravana. Ed ecco che con l’abilità di queste mani venivano confezionate trapunte caldissime ed uniche nel loro genere, grazie agli incantevoli arazzi e disegni fatti appunto con le toppe- patchwork quilt-.

Piccoli pezzetti di stoffa, puzzle compositi o impazziti si sono visti anche sulle passerelle di stagione. Quella che maggiormente racchiude quello spirito“arcano” risulta la passerella Missoni. Cappe, poncho, gonne a portafoglio e a scialle, kilt, fatti con un’ esclusiva tecnica patchwork che ricalca un certo spirito Masai. Profumo di origine per la coperta -filo conduttore della collezione-: buttata a caso sulle spalle e sagomata grazie a spille piercing, avvolgendo la figura, senza intralciare i passi. Patchwork anche d’ispirazioni: pelli e mantelle indossate alla maniera “celtica” e grafismi tribali  assemblati a tocchi punk- tagli inediti- e a pannelli di lana lavorata ai ferri, tricottata con una varietà di punti e disegni jacquard. Patchwork anche di colori: grigi, rosa, tortora, marrone, beige, bordeaux mescolati ai neri, verdi e ai coralli per illuminare le creazioni.

Femminilità forse un tantino primitiva ma calda calda come un grande abbraccio..fatto appunto di patchwork.

M.Chiara D’Apolito

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