Cava Sari: si torna a sversare. I cittadini cantano l’Inno di Mameli

Un’altra notte è passata. Come deciso, gli autocompattatori hanno ricominciato a sversare cumuli di spazzatura in Cava Sari. Dopo che il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio ha revocato l’ordinanza firmata a seguito del penultimo consiglio comunale che vietava l’accesso ai camion nel Parco Nazionale del Vesuvio, seguito dal primo cittadino di Boscoreale, Gennaro Langella, l’ecomostro sito nel Parco Nazionale del Vesuvio è stato riaperto. Lo scempio si è tenuto dall’una di stanotte alle 7 di stamattina. Sono transitati per le strade di Terzigno e Boscoreale 31 autocompattatori fetidi, che avevano l’aria di non trasportare solamente secco indifferenziato. Durante il loro passaggio lasciavano una scia puzzolente che è stato un altro schiaffo simbolico per i manifestanti.

La gente pensa che nessuno tuteli la loro salute, né quella dei loro figli. Il diritto alla salute sembra essere diventato un servizio erogato dallo Stato, alla stregua di quelli erogati agli sportelli della posta. Lo stesso Stato decide di porre fine ad un servizio. Proprio come non pochi anni fa si faceva con gli ebrei sterminati nei campi di sterminio. Si gioca tutt’oggi con la vita.

La nottata è cominciata a Terzigno, quando una ventina di persone circa sono state caricate dai carabinieri e dalla polizia per sgomberare la strada e far passare le “prime donne”, così i cittadini ormai chiamano i compattatori.

A Boscoreale invece circa un’ora dopo, le forze dell’ordine hanno fatto un blocco sulla rotonda “4 giugno”. I cittadini non riuscivano a spiegarsi perché tutto quell’accanimento di forze, troppe per tenere a bada un gruppo di manifestanti che non superano le 40 unità, e perché il loro dispiegarsi proprio sopra la rotonda, “la nostra rotonda”, la chiamavano.

Il comitato delle mamme vulcaniche aveva la lista dei camion che dovevano sversare, previsti dall’accordo firmato settimane fa dai comuni della zona rossa e si sono rivolte all’ispettrice della polizia, sperando nella sua solidarietà femminile, per pattuire il controllo degli stessi, ma niente. La donna si è girata senza neanche rispondere.

Prima dell’arrivo delle ecobombe, i cittadini hanno iniziato a cantare l’Inno di Mameli, pur non sentendo più quel senso di appartenenza che prima li faceva sentire Italiani. I fischi e le burla sono finiti quando i camion puzzolenti sono arrivati in via Panoramica. Improvvisamente la satira di prima diventa amarezza. O meglio, la comicità si trasforma in umorismo, e la gente non ride più.

Giovanna Sorrentino

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