Una mappatura ad infrarossi dell’area vesuviana per scoprire discariche abusive e sacche di percolato? Questo è uno dei progetti ai quali sta lavorando il Gruppo di Esplorazione Aeromarittima del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare, impegnato fino al prossimo 24 novembre a sorvolare gli Scavi di Pompei alla ricerca di grosse infiltrazioni d’acqua che stanno minando la sicurezza del sito archeologico più famoso al mondo, dopo il crollo della Schola Armaturarum. Tutto questo grazie ad un sofisticato macchinario, in grado di effettuare una sorta di “tac” al terreno grazie alla tecnologia ad infrarossi. «A seconda dell’impostazione che si vuole dare – racconta il colonnello delle fiamme gialle Camillo Passalacqua – viene posizionato a bordo del velivolo ed effettua mappature specifiche. Per gli Scavi di Pompei servirà a cercare l’acqua, ma può scovare anche idrocarburi e addirittura il percolato. Per questo motivo, stiamo lavorando per poter effettuare un monitoraggio di tutta l’area vesuviana alla ricerca delle discariche abusive e delle zone più inquinate». Una volta raccolti, i dati verrebbero affidati al Centro di Competenza Regionale “Benecon” della Seconda Università di Napoli che li analizzerebbe, come sta già facendo per gli Scavi. Se nel caso di Pompei la mappatura servirà per individuare zone critiche su cui intervenire con opere di messa in sicurezza, nel caso in cui venisse scovato del percolato gli interventi da fare riguarderebbero l’immediata bonifica della aree. In pratica, la tecnologia darebbe un grosso aiuto alla lotta all’inquinamento, anche se nel Parco Nazionale del Vesuvio insiste una grossa discarica come la Sari che andrebbe già bonificata di suo senza “interventi dall’alto”.