La Dda di Napoli e la polizia penitenziaria arrestano quattro persone

La polizia penitenziaria in collaborazione con il distretto antimafia di Napoli, ha arrestato quattro persone. Due, già detenuti con il decreto 41 bis, mentre i restanti due ricoprivano il ruolo di vigili urbani. Quest’ultimi favorivano  incontri illeciti  con persone non familiari ai detenuti affiliati con il boss Francesco Bidognetti. In seguito ad accurate indagini, si è scoperto che uno dei due vigili, era il fratello di un boss assassinato. Si ricorda che, Francesco Bidognetti  è un criminale italiano. Boss del clan dei Bidognetti, uno dei cinque che compongono il clan camorristico dei Casalesi, è stato il braccio destro di Francesco Schiavone (detto “Sandokan”). E’ nato nel 1951 a Casal di Principe soprannominato Cicciotto ‘e mezzanotte, viene arrestato il 18 dicembre 1993 e recluso sotto il regime del 41 bis. Nel clan le sue attività criminali convergevano principalmente sullo smaltimento illegale dei rifiuti urbani, industriali e tossici, attività per cui è noto alla magistratura già all’inizio degli anni novanta. Negli anni ’90 ordina l’assassinio del medico Gennaro Falco, colpevole di non aver diagnosticato in tempo una neoplasia alla prima moglie, Teresa Tamburrino. Per l’omicidio del medico qualche anno dopo viene accusato uno dei figli di Francesco Bidognetti, Raffaele, per questo arrestato.La compagna, Anna Carrino, fu arrestata nel 2007 con l’accusa di fare da tramite tra il marito recluso e il clan recapitando pizzini. Grazie alle sue rivelazioni, nell’Aprile del 2008, vengono emesse 52 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti affiliati al clan tra cui il figlio RaffaeleIl clan per ritorsione ferisce in un agguato la nipote anche se si presume che l’obiettivo fosse la madre della ragazza, sorella della moglie. La sua amante, Angela Barra, egemone nel territorio di Teverola, curava le alleanze politiche ed economiche del clan. Nel giugno del 2008 la sentenza d’appello del primo troncone del processo Spartacus, che vede imputati 37 tra boss e affiliati, condanna al carcere a vita Bidognetti, Schiavone e altri 14 boss del clan, e pene minori per gli affiliati, per un totale di 700 anni di reclusione. Anche i latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine sono giudicati colpevoli. Al processo hanno testimoniato 500 persone ed è durato dieci anni durante i quali sono state uccise 5 persone coinvolte a vario titolo nel processo tra cui un interprete. Il processo si è concluso il 15 gennaio 2010 con la sentenza della Cassazione, che ha colpito duramente i vertici dei casalesi, fra i quali, appunto, Francesco Bidognetti. Nel marzo del 2008, attraverso i propri legali in aula, Francesco Bidognetti accusa il pubblico ministero della Dda Raffaele Cantone di influenzare i pentiti e lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione di essere dei «prezzolati» della Procura. Il figlio Gianluca, 20 anni, è stato arrestato il 21 novembre 2008; il 31 maggio 2008 aveva tentato di uccidere la sorella dell’ex convivente di Bidognetti, oggi divenuta collaboratrice di giustizia.

Emilia Carillo

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