Con troppi terremoti crolla il futuro

C’è stato un terremoto 30 anni fa. Un vero terremoto. Di quelli che ti restano dentro. Se ci pensi continui a sobbalzare. È angoscia profonda, carnale, che in 90 secondi ti è entrata nelle cellule e la porti sempre con te. Era domenica quel 23 novembre del 1980, alle 19,34. Un boato, la paura, la corsa disperata via dalle case.

Sono state oltre 2700 le vittime di case fragili, dimore di morte.

I segni di quella tragedia sono nei milioni di ricordi e nei moltissimi milioni (oggi di euro) spesi, si diceva, per ripartire…

Interi paesi distrutti sono stati fatti di nuovo. Probabilmente non sono piaciuti, perché, è stato stimato, che in quelle zone del “cratere” gli abitanti in meno sono oltre 40 mila e tanti giovani continuano ad emigrare. Ma non si erano fatte anche delle industrie, sia pur in montagna? Certo, ma, in grandissima parte, è stato uno spreco di tantissimi soldi.

Il futuro dei ventenni di allora è la grande desolazione di oggi.

Ma di terremoto si è trattato per molti anni, con affari di cosche criminali, spesso in tandem con la classe politica e dirigente, che sono cresciute e sono diventate “imprenditrici”, anche se di speculazioni, sprechi e morte.

Dovunque è stato terremoto, soprattutto in Campania, anche in comuni marginali e con danni non eclatanti.

Ma i furbi sono ovunque, i criminali pure e i politici corrotti anche.

La “219”, la legge sulla ricostruzione, ha finanziato e rifinanziato di tutto e di più, lasciando ancora sulle strade carcasse di edifici infestate dai topi e mostrando tante opere inutili e non finite.

Il concetto di ricostruzione post terremoto si è dilatato a dismisura anche in campi non propri.

Si immaginò di rifare la Campania: più bella e più ricca!

Ma l’intera regione non è mai diventata più bella e la sua gente non è affatto diventata più ricca di lavoro e di qualità della vita.

Di fatto si è distrutta tanta identità di comunità secolari, si sono violentati territori, si sono arricchiti i delinquenti che hanno alimentato la cultura della camorra.

In 6 anni, a ridosso degli anni ’70 e ’80, si scatenò una sanguinaria guerra di camorra (tra Nco, la storica nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, e l’emergente Nf, Nuova famiglia di Alfieri e Bardellino) che fece oltre 1500 morti, perché la contesa erano i circa 60 mila miliardi di lire di finanziamenti statali per la ricostruzione.

Il maggior numero di “morti” si sono contati tra le coscienze di intere comunità e di vasti territori saccheggiati e inquinati dalla cultura della illegalità e del crimine che ancora oggi contamina e lascia vittime, tra droga e disperazione, soprattutto tra i giovani.

Oggi, i terremoti, diversi, ma non meno dannosi, sono tanti.

Dalla politica che non governa o lo fa molto male, alla crisi delle finanze di molti Stati Europei che rischiano la bancarotta che indebolisce tutti.

Dall’emergenza monnezza (che emergenza non è, perché, è ormai chiaro, si tratta di cronica incapacità di gestione, i cui frutti li raccoglie la camorra, lasciando ai cittadini malattie e disperazione) agli Scavi di Pompei che crollano miseramente, dopo che la gestione commissariale di matrice “protezione civile” ha speso (illegittimamente, secondo la Corte dei Conti) in due anni, ben 79 milioni di euro in direzioni molto spesso diverse dalle necessità della conservazione.

Da leader politici che professano e ostentano la cultura dell’arroganza, della sopraffazione e dello stritolamento delle elementari procedure della democrazia, alimentando e consolidando la sfiducia nelle istituzioni, a migliaia di persone che perdono il lavoro e ad altrettanti giovani che non lo hanno mai conosciuto.

Le strutture, fragilissime e non antisismiche, delle nostre comunità, questo tipo di terremoti – come uno sciame quotidiano di scosse che minano le fondamenta e i muri della convivenza e della speranza individuale e collettiva – non sono più in grado di reggere.

Il pericolo incombente è che crolli il nostro futuro.

Antonio Irlando

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