Riforma universitaria: studenti occupano la Federico II e l’Orientale

La protesta universitaria investe anche Napoli. Dopo i fatti di Roma, un grande numero di università pubbliche in tutta Italia sono state occupate o presidiate da parte di studenti e ricercatori che protestano contro il disegno di legge 105, la riforma Gelmini.

Nella mattinata di ieri studenti e ricercatori hanno occupato pacificamente la sede del rettorato della università di Napoli Federico II; è stato quindi chiesto l’incontro con il rettore, con il quale è stata intrapresa una concreta discussione sul da farsi.

Il rettore ha ribadito la vicinanza dell’università tutta agli studenti e ai ricercatori, manifestando anche una certa volontà alla collaborazione in quanto, all’arrivo degli studenti, le porte del rettorato sono state spalancate, gesto di candida volontà volto ad evitare disordini.

Nella breve “tavola rotonda” della mattinata, il rettore ha firmato un documento che decreta il rimando del ddl a un’altra discussione parlamentare, dichiarando chiaramente che la riforma “non prevede risorse adeguate al ruolo che le Università dovrebbero svolgere nel sistema paese”: i ricercatori, in un altro documento, hanno puntualizzato la loro posizione, dichiarandosi ben disposti a condividere la contestazione ma non a guidarla per intero, sebbene anche loro pesantemente coinvolti nella riforma. Dopo queste operazioni l’occupazione simbolica del rettorato è cessata.

Altri studenti hanno occupato la sede della facoltà di architettura e anche nell’università “L’Orientale” si è registrata l’occupazione di Palazzo Giusso: ha preso vita, poi, un corteo di protesta con alcune centinaia di studenti, che hanno sparpagliato, in segno di protesta, i rifiuti nelle strade. Un incontro nella sede de “L’Orientale” ha poi lanciato un appello alla mobilitazione permanente e diffusa, dentro e fuori gli edifici scolastici e universitari.

Tra oggi e domani la Camera dei Deputati si appresta a dare il proprio consenso alla riforma Gelmini che vede la riduzione dei tagli alle università da 1,2 miliardi a 400 milioni di euro: la maggiore sensibilità della contestazione si concentra sul ruolo preminente di governo che il CdA avrà negli atenei, assumendo quindi decisioni sulla base di criteri puramente finanziari. Sarà quindi maggiormente stimolata l’entrata delle imprese, nel tentativo di indirizzare didattica e ricerca. Il previsto taglio del 90% alle borse di studio, e l’aumento delle tasse, danno poi il movente finale per una importante agitazione di massa.

Mario De Angelis

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