Mediante l’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, i carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Napoli hanno arrestato ben 21 persone consociate al clan camorristico dei Misso. L’indagine si basa anche su dichiarazioni di pentiti e su nuovi elementi che hanno permesso di identificare responsabilità non solo per boss e gregari già detenuti e condannati, ma anche per altre persone. Tra gli arrestati spiccano i seguenti nomi:Giuseppe Missi, Salvatore Torino e Giuseppe Misso, detto Peppe “o’ chiatto”. Le accuse mosse nei riguardi dei pregiudicati, sono correlate a reati perseguibili legislativamente come: omicidi, tentativi di omicidio, detenzione e porto illegali di armi da fuoco aggravati dal metodo mafioso. Per capire l’insanabilità degli scontri,basti prendere in considerazione un arco temporale definito , quello che va dal 1999 al 2006, in cui, si sono verificate le più triviali e sanguinolente guerre di camorra. Infatti, nell’ordinanza emessa dal gip di Napoli, Umberto Lucarelli, su richiesta del Pm Giuseppe Narducci e Sergio Amato, è emerso il numero preciso degli omicidi (12) e dei tentati omicidi (8) che ripercorrono il contrasto nato dalla contrapposizione tra i Misso (il cui boss Giuseppe ha il cognome alterato da un errore di trascrizione all’anagrafe in Missi) e l’Alleanza di Secondigliano. Dai racconti, si evidenzia infine che è proprio lo stesso Salvatore Torino a staccarsi dalla “famiglia” Lo Russo e ad avvicinarsi prima a Giuseppe Missi e poi, poco dopo, alla faida.
Emilia Carillo