Cava Vitiello gestita dai proprietari senza autorizzazioni: ai domiciliari padre e figlio

Condannati agli arresti domiciliari Alfredo Vitiello, di 41 anni e suo padre, Giovanni Vitiello, di 68 anni, dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato in servizio presso la Procura di Nola, e dal Commissariato di Polizia Statale di San Giuseppe Vesuviano.

I due, arrestati ieri, venerdì 3 dicembre, sono i titolari della società che gestisce la Cava Vitiello sita in Terzigno, la cava che sarebbe servita per l’accumulo di lava in un’eventuale eruzione del Vesuvio, e negli ultimi mesi, oggetto di manifestazioni per i cittadini, perché avrebbe invece dovuto ospitare i rifiuti della Regione Campania. La cava porta il cognome di Alfredo e Giovanni, le due persone che sono accusate di operare nella loro gestione, in maniera abusiva, e di aver continuato l’estrazione di pietra lavica vesuviana e sabbia, illegalmente, dopo averla venduta  alla Presidenza del Consiglio per attività di interesse nazionale.

Dopo le investigazioni, partite a marzo e finite ad ottobre, è stato loro contestato il “concorso in furto continuato ed aggravato, contravvenzioni relative al deturpamento di bellezze naturali, esercizio abusivo di attività estrattive”, con pale meccaniche, autocarri ed autotreni.

I materiali estratti in quantità enormi al giorno, circa 400 metri cubi, venivano venduti a ditte sospettate di avere rapporti con la camorra locale, a 10 euro al metro cubo.

Tutto l’impianto, gli escavatori, due pale meccaniche gommate, tre autocarri utilizzati per il trasporto all’esterno e due autocarri senza targhe per i trasporti interni, sono stati posti sotto sequestro.

Il Presidente provinciale e il Commissario Regionale dei Verdi, rispettivamente Carlo Ceparano e Francesco Emilio Borrelli dichiarano: “L’arresto dei proprietari di Cava Vitiello a Terzigno per aver estratto intere colline di pietra lavica e sabbia, nonostante la presenza, a pochi metri, delle forze dell’ordine impegnate nel controllo della discarica Cava Sari, è surreale. Poliziotti, carabinieri, soldati, non si sono accorti che dalla Cava Vitiello si estraeva quotidianamente del materiale che andava dai 400 ai 4000 metri cubi. Stranamente l’inchiesta ed il sequestro che avrebbero impedito di aprire un altro sversatoio, emergono poche settimane dopo la scelta del governo di non adibire più questo sito a discarica. Hanno sventrato un pezzo del Vesuvio davanti agli occhi indifferenti dello Stato che presidiava la discarica a pochi metri”.

Inoltre, in un comunicato stampa, La Procura della Repubblica di Nola comunica di aver respinto la richiesta di sequestro della Cava Sari da parte dei cittadini di Terzigno,  “per l’inconsistenza degli allarmi avanzati, sulla base delle analisi finora effettuate”. La Procura approfondirà la questione dell’inquinamento delle falde, dovuto alla discarica; a questo scopo sarà chiamato il Corpo Forestale dello Stato.

Giovanna Sorrentino

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