Ieri pomeriggio alle 14.30 gli ispettori dell’Unesco sono giunti nel sito archeologico di Ercolano per effettuare la previsti visita al sito archeologico erolanese. Ad accogliere i due archeologici francesi, Alix Barbet, direttore di ricerca del Cnrs ed esperta di pratiche decorative romane, e Jean-Pierre Adam è stata la direttrice del sito Maria Paola Guidobaldi, insieme a Sarah Court e Jane Thompson rispettivamente coordinatrice e manager dell’Herculaneum Project Conservation, un progetto multidisciplinare che ha l’obiettivo di migliorare la conservazione degli Scavi di Ercolano avviato dalla “Packard Humanities Institute” insieme alla Soprintendenza e alla British School a Roma. La visita è durata circa tre ore ed è partita dall’area compresa tra il vecchio e il nuovo ingresso degli Scavi. Nel sito un parco attrezzato e una passeggiata lungo il viale con vista sul sito, aperta da qualche anno al pubblico grazie ad un accordo tra Soprintendenza e Comune di Ercolano. Stretto riserbo sui contenuti della visita, anche se pare che i due esperti dell’Unesco abbiano fatto un giro tecnico in cui sono stati mostrati una serie di lavori realizzati in quest’ultimo decennio. Gli ispettori, come accaduto per Pompei, non rilasceranno dichiarazioni o impressioni prima dell’invio della relazione all’Unesco, mentre l’accesso all’area archeologica è stato vietato ai giornalisti durante la visita. «Mi sento tranquilla per il tipo di lavoro che ho portato avanti in questi anni» commenta la Guidobaldi. «In assoluto – aggiunge – direi che nel 1997, anno in cui Pompei ed Ercolano sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità, il panorama generale degli Scavi era molto peggiore, a prescindere da singoli episodi come dissesti e crolli che possono essere fisiologici in una quantità di patrimonio sterminata. Prima di allora Ercolano era sull’orlo del collasso – sottolinea – praticamente un campo di rovine e quindi credo sia tangibile e visibile il miglioramento generale. E questo vale anche per Pompei dove tutto il programma di manutenzione del verde è partito da metà anni ‘90 in poi e ha riportato in luce le mura. Bisogna lavorare sul come rendere efficace la macchina tenendo conto dei problemi oggettivi che ci sono». Maria Paola Guidobaldi, poi, si è espressa sul “distaccamento” di Pompei dalla soprintendenza di Napoli: «Se migliorata e potenziata come sembra anche dall’ultima indicazione data dal ministro Bondi di fatto ci riporterebbe alla situazione del 1997 – spiega – quando fu iniziata la sperimentazione della Soprintendenza autonoma che aveva tantissime potenzialità che sono state messe a frutto. Tutto quello che è stato fatto a Pompei non sarebbe stato possibile in condizioni di Soprintendenza ordinaria. Allora sono state sin da subito messe in rilievo delle criticità sulle quali bisognava lavorare».