San Giorgio a Cremano: a 50 anni dal contributo di Roberto Pane, nuova luce sulle Ville Vesuviane

Con la coordinazione degli architetti Aldo Vella e Eugenio Frollo, giovedì 9 dicembre,  si è celebrata presso Villa Bruno una ricorrenza particolare: la pubblicazione, cinquanta anni fa, dell’opera di Roberto Pane ”Ville vesuviane del settecento”, per riflettere  su quanto ancora oggi ci sia da fare.

Come sottolineato dall’arch. Frollo, più che ad una commemorazione, si è pensato di puntare a dare uno sguardo ad una proposta di metodo sulle possibili utilizzazioni future dei celebri studi contenuti nel testo.

La ricerca si occupò all’epoca di un vasto territorio, sulla scia dell’ampio numero di studi dei giovai laureandi sul tema ville vesuviane ricordando i contributi di Arnaldo Venditti per l’analisi delle ville di Barra, San Giovanni e San Giorgio o di Gian Carlo Alisio.

Fu poi Lucio Santoro ad occuparsi della Reggia di Portici fulcro centrale dell’analisi riconoscendovi il ruolo di matrice architettonica nella realizzazione delle residenze della nobiltà partenopea trasferitasi nei nostri territori a seguito dello spostamento dei re borbonici a Portici.

Pane, dunque, già allora storico dell’architettura di fama europea, coordinò i lavori ed ha avuto sicuramente il merito di  intuire l’importanza di dare seguito alle scoperte critiche di quegli anni nella produzione di un testo riepilogativo divenuto un punto di riferimento fondamentale. Ma oggi il volume si configura come una sorta di grido d’allarme a fronte degli scempi susseguitisi  negli anni.

Al medesimo scopo sono intervenuti alla serata tra i massimi conoscitori di questo ampio patrimonio artistico-culturale, tra cui il prof. Giuseppe Fiengo nella speranza di indurre nuovi studi ed interventi concreti di restauro. Gli studi, infatti, proseguono tra tante difficoltà soprattutto da un punto di vista delle carenti sovvenzioni economiche e purtroppo molte di queste ville dalla stesura dell’opera ad oggi sono state ulteriormente trafugate o peggio ancora scomparse lasciandone memoria nei soli documenti archivistici dell’epoca.

Attualmente sono catalogate 121 ville dall’istituzione dell’Ente nel 1971. La prima villa acquisita fu quella Campolieto di Ercolano, di cui si garantì il recupero a partire dall’imponente giardino che oggi ridomina la villa ma che, come sottolineato dal prof.  Leonardo Di Mauro, prima del restauro lo vedeva completamente ricoperto di terreno, riscoprendone l’esistenza solo grazie all’osservazione dei  progetti settecenteschi.

Col tempo si è riusciti ad ampliare l’attenzione su tutto il territorio vesuviano, in alcuni casi riportando alla luce costruzioni del cui valore neppure gli abitanti locali si rendevano conto giacchè spesso ridotte a ruderi.

Dal 1959, anno di pubblicazione del testo sicuramente molto si è perso delle suppellettili presenti nelle ville ma molto altro è da imputare alla speculazione edilizia. È infatti raccapricciante pensare quanto queste ville abbiano resistito ai bombardamenti delle guerre o peggio ancora della furia della natura vulcanica ma non all’interesse economico umano con le numerose e incontrollate spartizioni ereditarie.

Infine durante il convegno si è sottolineato l’importante contributo di Ernesto De Martino, non un professore come gli altri intervenuti alla serata, ma tra i più convinti sostenitori e  promotori della causa contro lo scempio. La sua battaglia parte circa sette anni fa dall’analisi dei portoni lignei delle ville spesso trafugati da intenditori o peggio lasciati all’incuria dalle istituzioni competenti. Ebbene un puro interesse culturale, dal lavoro di falegname che conduce, sono nati studi successivi con interessanti scoperte frutto di ricerche personali negli archivi vesuviani al fine di cercare quelle prove che giustificassero l’importanza e il valore architettonico delle ville in quanto unicum.

Dalla produzione di saggi, pubblicati da note riviste, De Martino è poi arrivato alla collaborazione con Vittorio Pandolfi con il quale ha condiviso la battaglia per una maggiore attenzione da parte degli enti preposti e oggi ne è testimonianza  la realizzazione della mostra fotografica redatta dallo stesso Pandolfi che è riuscito ad immortalare  l’estetica e l’etica delle costruzioni settecentesche.

Lo scopo di Pane e di quanti hanno collaborato e collaborano tuttora alla campagna di promozione delle ville vesuviane è quello che ancora oggi si propone la nascente LUV (Libera università vesuviana) ovvero aprire la strada ai successivi interventi. Sicuramente tanto ancora potrebbero dare queste opere in termini di visite culturali con i relativi seguiti di creazioni di posti di lavoro ed attenzione scientifica come avviene ad esempio per le famose ville venete affinché diventi concreto quello che oggi resta ancora un progetto sperimentale.

Stella Porricelli

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