Una giornata intera tra la fitta vegetazione dei monti Lattari alla ricerca di qualche dettaglio che possa essere utile alle indagini. Proseguono ancora le ricerche di Carmine Cesarano, il giovane scomparso lo scorso 26 luglio da Gragnano. Non ci sono più tracce del ragazzo che ad ottobre avrebbe compiuto 28 anni. Ieri, i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, in collaborazione con i militari dell’esercito, hanno ripreso le ricerche sul territorio, dopo lunghi mesi di attività investigative. Decine di uomini, anche grazie all’ausilio di un elicottero, hanno battuto palmo a palmo alcuni ettari di bosco attraversati dalla statale per Agerola. Anche se si tratterebbe di un “atto dovuto”, a quanto pare le indagini avrebbero condotto gli inquirenti proprio nella vegetazione dei Lattari, dove nei mesi scorsi sono state trovate decine di coltivazioni di canapa indiana. L’auto del 28enne, però, fu ritrovata alcuni giorni dopo la sua scomparsa nelle strade di Pagani, comune dell’Agro nocerino-sarnese che si trova in provincia di Salerno. E proprio lì si perdevano anche le tracce del suo cellulare, che aveva prima squillato a vuoto per alcune decine di minuti e, intorno alla mezzanotte del 26 luglio, sarebbe stato spento. Da allora, nulla più. La mamma Maria Rosaria lo sta cercando da mesi senza alcun risultato. La speranza va scemando e, nelle scorse settimane, la donna era addirittura arrivata a chiedere la restituzione del cadavere. «Vorrei almeno avere una tomba sulla quale piangere». Dalla scomparsa, dunque, si era passati alla morte, probabilmente per omicidio e, a questo punto, addirittura all’ipotesi di presunta “lupara bianca”. Ma tante cose non quadrano, soprattutto gli inquirenti sono alla ricerca delle eventuali motivazioni che avrebbero portato ad un omicidio tale da meritare addirittura la mancata restituzione del cadavere. Carmine viveva a Gragnano, in via Iuvani, zona al confine con Pimonte. In quella zona è cresciuto, ha trascorso l’infanzia, lavorava fino a qualche anno fa nel ristorante di famiglia. E proprio nella gestione di quel ristorante di via Iuvani potrebbero celarsi indizi. Le uniche certezze per inquirenti sono la scomparsa di Carmine lo scorso 26 luglio, il cellulare spento dopo le 23:30, quando ha fatto l’ultima telefonata a casa per avvisare la madre: «Non ti preoccupare, accompagno Virginia (la fidanzata ndr) a casa e poi torno». Si sa, poi, che ha accompagnato la ragazza, che vive a poche decine di metri di distanza dalla sua abitazione, l’ha salutata ed è andato via a bordo della sua Smart grigio-nera, l’auto che poi è stata ritrovata a Pagani. La giovane, poi, ha provato a contattarlo poche decine di minuti di dopo: il cellulare squillava a vuoto, nessuna risposta. Qualche preoccupazione, poi a quelle telefonate la risposta dell’operatore: “il numero chiamato non è raggiungibile”. Da allora il buio. Prima i dubbi sull’allontanamento, poi la paura per qualcosa di grave, adesso altri interrogativi sulla possibile morte. E le preoccupazioni dei familiari di Carmine si intrecciano con le indagini che cercano ancora di dare una risposta al giallo gragnanese.