Delibera 190 e questione “isola ecologica” sono stati gli unici temi roventi di un Consiglio Comunale (dai connotati evidentemente natalizi) svoltosi, per la prima volta, in un clima disteso e dai toni pacati (rispetto ai precedenti), e che ha evidenziato una labile volontà di reale collaborazione ed un unità di intenti tra maggioranza ed opposizione che si sono dimostrate mature, e non vittime di screzi di mera contrapposizione politica, di fronte alle innumerevoli criticità da risolvere sul territorio cittadino. Approvati senza particolari problemi, quindi, i venti punti all’ordine del giorno anche se, tra la votazione di una delibera e l’altra, il sindaco Esposito e il capogruppo del Pd Giovanni Barone non hanno mancato di punzecchiarsi con scambi di battute non certo da Accademia della Crusca. E infatti si sa, anche nelle migliori storie idilliache, non possono mancare gli ostacoli prima del lieto fine, e il centro sinistra, recitando alla perfezione il ruolo di “Cattivo” dal cuore tenero, non può fare a meno di muovere perplessità sull’operato dell’amministrazione. La prima frecciatina, lanciata con arco pungente degna del miglior Arciere di Nottingham, proviene proprio dai banchi del Partito Democratico che ritiene, con coro unanime, illegittima la modalità d’assunzione dei “magnifici sette” collaboratori entrati nello staff del sindaco adottata dallo stesso Primo Cittadino:«Sette giovani in uno staff sono da considerarsi un vero e proprio lusso – commenta Giovanni Barone – e per la situazione che sta vivendo il nostro paese, dove tanti precari si trovano nelle stesse condizioni degli assunti, avrei proposto un bando di concorso per tale esigenza. I buoni propositi della prima ora di questa amministrazione si stanno sgretolando sotto il più bieco clientelismo visto che non si è dato a tutti i giovani la stessa possibilità a causa di una procedura di dubbia legittimità con evidenti pecche etiche». Immediata la risposta del Sindaco che restituisce al mittente le accuse rincarando, peraltro, la dose:«Queste illazioni non scalfiscono minimamente la mia buona fede – esordisce Esposito – in quanto l’amministrazione ha voluto dare semplicemente la possibilità a questi giovani di ricevere un compenso di 500-600 euro al mese e non stiamo parlando di certo di un concorso pubblico, dove ci vogliono le competenze, ma di una scelta che mi spetta in qualità di sindaco. Cercheremo sempre di sostenere i nostri giovani e, di certo, non assumeremo mai né parenti, né amici o familiari a differenza di quanto accaduto in passato».Il secondo scontro si apre con la discussione sulla mozione sull’Isola Ecologica e vede come protagonista il consigliere del Pd Franco Casagrande il quale afferma che: «Una scelta del genere comporterebbe, in primo luogo, uno slittamento dei tempi per la realizzazione dell’isola ecologica con relativi aumenti dei costi in quanto dovrà essere rivisto l’intero progetto. La delibera – aggiunge il consigliere – va contro il decreto ministeriale 18/12/1975 che prevede l’ubicazione di un isola lontana da depositi di rifiuti e di attrezzature urbane che possano creare danni alla salute». Risponde alle accuse l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Graziani che rassicura tutti affermando che nessuno dei materiali da conferire nell’isola è inquinante ne maleodorante o preoccupante per la salute dei cittadini. In orni caso la mozione viene respinta dal Consiglio. Chiude l’argomento il consigliere Raffaele Coccia che esprime i suoi dubbi in merito:«Sono molto perplesso, oltre per le motivazioni espresse in precedenza dal consigliere Casagrande, soprattutto dal fatto che un provvedimento del genere può contribuire ad aggravare il carico veicolare dovuto dal passaggio dei camion in quella zona». A fine seduta il Presidente del Consiglio Comunale Raffaele Abete si compiace per il clima sereno che ha caratterizzato la seduta, auspicando per il futuro una «costante e leale collaborazione tra le diverse fazioni per lavorare all’unisono, maggioranza ed opposizione, e contribuire al raggiungimento degli obiettivi per il bene della collettività».
Vincenzo Rea