San Giorgio a Cremano: omaggio agli antichi riti e musiche della cultura popolare vesuviana

Le feste, le tradizioni e la musica popolare prodotta alle pendici del Vesuvio sono state protagoniste di una serata ricca di emozioni a S. Giorgio a Cremano nella riscoperta di un patrimonio culturale che ci riporta alle nostre origini.

Un grazie particolare va ai sapienti interventi di due esperti di antropologia ed etnocultura quali Aldo Colucciello e Giovanni D’Angelo che hanno messo a disposizione degli spettatori le proprie esperienze teoriche e pratiche con l’esibizione musicale finale

Ampio spazio è stato dedicato alle tradizioni legate al culto mariano nella fattispecie delle feste di  Madonna dell’Arco e quella dell’Immacolata a Torre del Greco, di cui si è sottolineato l’intrinseco valore teatrale, dalla proposta musicale agli abiti tipici. Circa ad esempio i fujenti, devoti di Madonna dell’Arco, particolare è la distinzione dei colori delle fasce indossate, anch’esse testimonianze di tradizioni passate. Se, infatti, quella azzurra rispecchia il colore per eccellenza della Madonna, quella rossa ha a che fare con un atto ben più particolare e fortunatamente oggi vietato dalle autorità. Parliamo della tradizione dei devoti di arrivare sotto l’altare trascinando la lingua sul pavimento in segno di ringraziamento. Ciò comportava ovviamente la fuoriuscita di sangue depositandosi sui loro vestiti, che per i devoti era segno di onore, e che oggi è ricordato da quella fascia rossa.

Non dimentichiamo che in ognuna di queste componenti tradizionali possiamo leggere la nostra storia di popolo vesuviano e a fronte di tali valori identitari che queste feste portano con se il prof. Colucciello si dice non totalmente in accordo con la proposta, sostenuta tra gli altri dall’antropologo Paolo Apolito, di auspicare ad un  riconoscimento di tradizioni del genere a Patrimonio dell’Umanità. La motivazione sta nella temute limitazioni che tali riconoscimenti comporterebbero da un punto di vista della conservazione della veridicità e spontaneità stessa delle feste, puntando piuttosto ad un’eccessiva spettacolarizzazione e perdita delle motivazioni di fondo.

Difficilmente questi eventi si possono riproporre al di fuori dell’ambito e dei tempi tradizionali senza interromper quel forte legame con la spiritualità e il rituale magico stesso che ne sottende l’organizzazione. Non a caso, come più volte sottolineato, la festa risulta percepita con maggiore emozione soprattutto nei giorni precedenti alla realizzazione canonica, quando cioè i comitati ed i partecipanti tutti non si confrontano con le istituzioni.

Giovanni D’Angelo musicista, oltre che antropologo ha affrontato, poi, in particolare il valore culturale della tammurriata  nel suo simbolismo religioso e magico-popolare. Ne è stato sottolineato il rapporto con i riti esorcizzanti della morte evidente  in molteplici fattori a partire dalla forma della tammorra, ovvero il cerchio, simbolo del ciclo della vita che non finisce mai. Non a caso questi canti popolari venivano cantati in particolare nel periodo invernale simbolicamente considerato la stagione della morte prima della rinascita primaverile e fungevano da accompagnamento nel viaggio dell’uomo verso la risurrezione.

Hanno concluso la serata le esibizioni degli artisti Alfonso Giorno e Simonetta D’Angelo accompagnati dal maestro D’angelo emozionando la platea con un breve concerto dalle intense emozioni.

La musica popolare dunque riconosciuta recentemente nelle sue capacità terapeutiche poiché ci ricongiunge alla nostra storia passata, richiama i miti e legano indissolubilmente un popolo alla propria terra.

Ad assicurarne la continuità nel tempo è fortunatamente il coinvolgimento dei bambini e ragazzi che a loro volta proveranno orgoglio a ripetere i gesti tradizionali insegnati dai loro padri garantendo la possibilità di vivere queste tradizioni ancora per molto.

Stella Porricelli

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano