Nel giorno del mancato miracolo di San Gennaro, il terzo che di solito avviene durante l’anno, il 16 dicembre, data che risale al 1631 quando il martire fermò l’eruzione del Vesuvio, è partita la fiaccolata per l’anno straordinario del Giubileo, dopo quello del 2000, indetto dal cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe. La processione con le autorità ecclesiastiche, sindaco, sindacati, professionisti e politici di varia estrazione in testa, è partito dalla stazione Marittima ed è giunto in Piazza del Plebiscito, tra un tripudio di folla, in una serata di freddo gelido, riscaldata solo dalle torce e dalla voglia di un riscatto per la città, afflitta da mali endemici.
“Non chiudete le porte alla speranza”, ha esclamato il cardinale. “Vivere a Napoli è difficile”. Il dramma dei cumuli di immondizia per strada, riassume, nel senso peggiore tutti i mali i Napoli, e l’immagine è cosi emblematica che non è difficile passare il segno e trascendere dalla severità dell’analisi, alla leggerezza delle offese, come se il marchio di Napoli non possa essere altro che quello di un desolante panorama di sacchetti disseminati per strada. La città, come i centri della provincia, sono le prime vittime di questo dramma. La gente che soffre viene prima della gente che condanna, anche se occorre avere la piena consapevolezza di dover fare, ognuno fino in fondo, la propria parte”.
Nella lettera pastorale “Giubileo per Napoli”, il presule scrive, ai cittadini e alle autorità del territorio: “I cumuli di immondizia per strada, mentre segnalano la più grave delle emergenze in atto, confermano quell’Emergenza complessiva che continua ad agire su tutti i fronti del disagio sociale. La sanità, la scuola, l’assistenza pubblica, i trasporti: tutta la complessa rete dei servizi che formano il cuore pulsante della città, appare lacerata in più punti. E, infatti, la mancanza di una corretta giustizia sociale a mostrare le più gravi lesioni nelle nostre strutture. Di qui l’insidia più grave per le famiglie che sempre più si vedono costrette ad aprire le porte di casa ad ogni forma di crisi: spesso la perdita di lavoro dei padri o delle madri che va ad aggiungersi alla vana ricerca di occupazione dei figli.
“Per una tragica beffa – aggiunge il cardinale – sul nostro territorio l’offerta di “lavoro” può non mancare; ma è una micidiale “offerta” di morte, perché appunto la morte che arruola facilmente nei lugubri eserciti della violenza e della criminalità, dalla cui spirale non esiste, il più delle volte, altra via di uscita”.
L’anno giubilare 2011 coincide con le prossime elezioni amministrative. L’esule pur non esprimendosi verso chi ha avuto responsabilità in questi anni, ha suscitato la sensibilità del sindaco, Rosa Russo Jervolino che ha dichiarato, in una intervista ad un giornale femminile: “Sua eminenza si esprime contro tutto, benedice tutti e risolve tutti i problemi con la preghiera: a Maronna v’accumpagna e amen…” e ha aggiunto: “Nel bene e nel male per i napoletani io sono sempre Rosetta. Anche se non con lo stesso plebiscito sono sicura che se mi potessi ricandidare sarei rieletta”.
Icona di quest’anno straordinario sarà il dipinto di Caravaggio con le sette opere di misericordia corporali, per ricordare ad ognuno che per aprire la città alla speranza, urge uno slancio di amore, di generosità, di solidarietà. Inoltre saranno aperte simbolicamente le quattro porte della città: Porta San Gennaro: condivisione e solidarietà; Porta Capuana: “snodo di comunicazioni, in difesa della imprenditoriale, dell’artigianato e del commercio”; Porta Nolana: dell’accoglienza, tra classi sociali, tra cittadini ed extracomunitari; Port’Alba: porta delle arti e delle scienze.
Al cardinale Sepe è giunto un messaggio di Benedetto XVI: “bisogna mostrare modelli di vita alternativi per rinnovare il cuore e il volto di Napoli”. A sua volta il presidente Napolitano, impossibilitato ad intervenire all’evento ha scritto: “Riunire tutte le energie istituzionali, sociali, culturali per proposte e azioni comuni”. Il premio nobel Richard Odingo presente a Napoli ha dichiarato: “I rifiuti sono denaro e possono essere trasformati in energia”. Intanto la città continua ad essere immersa in montagnole di rifiuti maleodoranti.
Mario Carillo