“Il dibattito sulla possibilità di destinare una parte della Reggia di Caserta a resort di lusso, sul modello di quanto si sta già sperimentando a Versailles, offre interessanti spunti di riflessione sugli utilizzi ‘produttivi’ dei beni culturali che possono essere estesi, per analogia, anche alla Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia”.
Lo ha detto il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio.
“Non sono affatto contrario a idee che siano in grado di superare la visione di una gestione del nostro eccezionale patrimonio artistico ferma esclusivamente all’ordinaria amministrazione”, ha aggiunto Bobbio. “La Reggia di Quisisana, ad esempio, ha dei costi altissimi, che non alimentano alcun processo economico capace di produrre valore. In pratica, si spendono tanti soldi soltanto per assicurarne la manutenzione e lo status quo. E ciò, in tempi di vacche non magre, ma magrissime, come quelli attuali per gli Enti locali, è un vero crimine, che impone e integra una situazione in ordine alla quale qualunque Amministrazione locale, che si trovi in una situazione simile, è quasi obbligata a cercare soluzioni alternative, ovviamente legittime, che possano consentire, sgravando la finanza locale da costi altissimi, di trasformare beni, bellissimi e prestigiosi, ma totalmente improduttivi, in assets egualmente bellissimi e prestigiosi, ma vivi e produttivi”, ha sottolineato Bobbio.
“Guarderei con grande attenzione a una proposta, da parte di una primaria catena alberghiera, di livello internazionale, ovviamente, che facesse – in tutto, o in parte – della Reggia di Quisisana una stazione del lusso e del benessere in grado di intercettare i flussi turistici d’élite sia in Italia che all’estero”, ha sottolineato Bobbio. “D’altronde, i requisiti per il successo di una simile iniziativa non mancano, dal momento che la struttura è tra le più affascinanti d’Italia. Anche Castellammare di Stabia, grazie al lavoro di recupero e valorizzazione della vocazione turistica cittadina che la mia Amministrazione sta portando avanti, conseguendo già i primi, importanti risultati, penso potrebbe essere matura per un’esperienza del genere”. “L’idea predicata e, purtroppo, praticata da una certa sinistra di considerare il patrimonio artistico di Castellammare come un costo fisso e improduttivo, incapace di rientrare a pieno titolo in un’azione di marketing territoriale, se non sottoforma di stanchi e ripetitivi rituali simbolici, ha procurato ingenti danni alle potenzialità di crescita turistica ed economica locale, anestetizzando una delle leve di sviluppo più potenti che Castellammare possiede: la propria storia. Sono finiti i tempi dei sogni deliranti, molto costosi, e poco produttivi di chi, ad esempio, a fronte di un costo di manutenzione annuo della Reggia di più di mezzo milione di euro, vagheggiava, non si sa con che percentuale di malafede, di una sua destinazione a museo dal costo vivo di circa un milione di euro all’anno. Siamo e restiamo difensori della cultura, ma ci rifiutiamo di truffare la gente come altri hanno fatto millantando percorsi e iniziative non finanziate e non finanziabili”, ha concluso Bobbio.