Pollena Trocchia: i funerali di Vincenzo Liguori. “Lui era al posto giusto, vadano via gli altri”

Rabbia, strazio e dolore lunedì scorso nella chiesa di San Giacomo Apostolo a Pollena Trocchia per l’ultimo addio a Vincenzo Liguori, il meccanico ucciso giovedì 13 gennaio durante un agguato messo a segno da due sicari in sella ad un ciclomotore mentre lavorava nella sua officina in via San Giorgio Vecchio a San Giorgio a Cremano. L’obiettivo del raid era Luigi Formicola, pregiudicato, ma stando alle ricostruzioni degli inquirenti una pallottola vagante ha centrato lo sfortunato meccanico all’addome, uccidendolo sul colpo. Vincenzo Liguori è l’ultimo nome che si aggiunge alla lista degli innocenti uccisi perché si sono trovati sulla linea di fuoco di un’esecuzione o di un agguato. Morto per caso, coinvolto in una storia che non gli apparteneva; anzi, contrastando l’inciviltà della malavita con il lavoro quotidiano, onorando il suo cognome e la sua famiglia con la fatica, sporcandosi ogni giorno le mani di olio e grasso, fiero e serio.  Il rito funebre è stato officiato dal parroco della chiesa locale Giuseppe Cozzolino, da don Tonino Palmese e don Luigi Ciotti, rispettivamente referente di “Libera contro le mafie” in Campania e presidente nazionale dell’associazione. Particolarmente forti sono state le parole pronunciate da don Palmese durante l’omelia del passo del vangelo di Luca, la preghiera nell’orto del Getsemani: «Il calice che Gesù ha allontanato è spesso per noi il calice dell’assuefazione, della rassegnazione alla quale non dobbiamo abituarci ma dobbiamo, invece, restare qui a lottare per il bene. Vincenzo non é morto ma é stato ucciso non certo perché si trovava al posto sbagliato e nel momento sbagliato come si sente ripetere a più voci.  Il posto ed il momento sbagliato è quello distrutto dalla camorra e dalla criminalità organizzata, dalla bastardaggine di chi ammazza gli altri. Vincenzo, invece, stava lavorando, vivendo, amando ed era, dunque, al posto giusto nel momento giusto». «Gli assassini erano al posto sbagliato. Noi dobbiamo restare qui a lottare per il bene e per profumare questa terra d’amore – ha incalzato don Palmese- chiediamo a chi ha ucciso Vincenzo di andare via dalla terra dell’odio e della violenza e di trovare una terra nella quale si può camminare e sperare. Coloro che hanno ucciso puzzano di morte, noi come Vincenzo vogliamo profumare di vita».  Nel corso della celebrazione don Luigi Ciotti ha rivolto l’invito a sconfiggere l’omertà e collaborare con chi indaga per trovare chi ha ucciso un onesto lavoratore. Il parroco don Giuseppe Cozzolino, invece, ha lanciato un messaggio di speranza ai cittadini ed un duro monito ai sicari del meccanico: «La vita è dominata dall’anti Cristo ma gli onesti non devono mai perdere la speranza che un giorno le cose cambieranno. Maria sotto la Croce, innanzi al Figlio che perdeva sangue goccia a goccia, ha saputo vedere la luce oltre le tenebre ed invita noi tutti a non perdere la fiducia, la speranza. Non siamo noi a doverci vergognare di una vita onesta e laboriosa ma sono loro, gli assassini che si devono mettere scuorno. Vergognatevi!». Piazza e Chiesa erano gremite di amici, parenti, cittadini, autorità politiche e militari. Alle esequie erano presenti Francesco Pinto e Domenico Giorgiano, sindaci di Pollena e San Giorgio a Cremano che hanno predisposto il lutto cittadino nei rispettivi Comuni, diversi primi cittadini dell’area vesuviana come Carmine Esposito (Sant’Anastasia) ed Enzo Cuomo (Portici), il vice prefetto Gioacchino Ferrer, Franco Malvano, consigliere regionale antiracket e antiusura e Pasquale Sommese, assessore regionale ai Rapporti con le Autonomie Locali, il direttore de “Il Mattino”, Virman Cusenza, oltre al presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, e al presidente dell’Assostampa Campania, Enzo Colimoro. Il sindaco di Portici Vincenzo Cuomo, coordinatore dell´Anci per la Provincia di Napoli, ha affermato: “Purtroppo siamo alle solite chiacchiere post-tragedia, e continueremo per giorni a interrogarci sul perché e sul percome, mentre per ogni camorrista che viene assicurato alla giustizia ce ne sono tre pronti a prendere il suo posto. Lo sforzo investigativo delle forze dell´ordine e della magistratura ha bisogno del potenziamento di mezzi e organici; perché ciò accada è necessario che logiche ragionieristiche e burocratiche, legate a tagli e piante organiche,  vengano superate . Siamo di fronte infatti a vere e proprie belve, che non hanno alcuno scrupolo ad ammazzare innocenti che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Infine, sono certo che verranno immediatamente attivate la procedure per garantire alla famiglia del povero Vincenzo tutti gli interventi di sostegno previsti dalle normative vigenti: quando saranno spenti i riflettori della cronaca i familiari di quest´uomo onesto e perbene non dovranno assolutamente essere lasciati soli”. Un lungo applauso ha salutato la bara all’uscita dalla Chiesa.

Claudio Di Paola

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