Il prestigioso Jolly Hotel ha ospitato il confronto riguardante la messa in atto del “Piano per il Sud”, approvato da pochi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Al dibattito organizzato dal circolo “Nuova Italia”, hanno preso parte il presidente della Regione Stefano Caldoro, il leader dei Repubblicani Democratici Giuseppe Ossario, Luigi Montana della commissione per il federalismo, l’avvocato D’Amato, l’assessore all’Urbanistica della Regione Marcello Tagliatatela, il coordinatore PDL in Campania il Mario Landolfi, il presidente del Consiglio provinciale Luigi Rispoli ed ha concluso il sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Proprio Luigi Rispoli pone da subito l’accento sulle inadempienze delle passate amministrazioni politiche: il mancato utilizzo dei fondi europei, i quaranta mila posti di lavoro ancora scoperti, derivati dalla pessima gestione della questione del porto di Napoli. Ammette la necessità di puntare sulla canalizzazione dei centri direzionali, di concentrarsi sull’investimento proficuo dei duecento venti milioni di euro per la valorizzazione del centro storico, dicendosi fiducioso che il Piano per il Sud faccia da cabina di regia per la gestione dei fondi acquisiti (settantacinque miliardi di euro). L’onorevole Ossario mette invece in guardia invece sui pessimi dati SVIMEZ e sulla delibera del CIPE che rischia di eliminare il Piano per il Sud.
Per Mario Landolfi è determinante per il sud l’assenza di una idea-forza , come accade invece per il federalismo del nord. Conseguentemente ne deriva lo scarso interesse per le tematiche meridionali da parte del governo, che invece, deve essere stimolato da proposte concrete. Accusa poi le amministrazioni di centro sinistra che hanno provocato una orizzontalità di ruoli, causando così uno scontro tra Stato e Regione; insomma il sud non deve essere governato da spinte localistiche ma da questioni regionali. Marcello Tagliatela ribadisce la necessità di un’asse Roma-Napoli, che sia volta a coinvolgere anche le realtà nazionali di Roma nella questione del sud: sottolinea poi l’incapacità dei parlamentari del sud di fare “sistema” e farsi valere con proposte concrete di governo.
L’attacco alla inadatta municipalità che propone il centro sinistra è il tema portante dell’intervento di Stefano Caldoro, che afferma la necessità della politica di offrire una strategia di insieme e strumenti adeguati al confronto. In questo senso il Piano del Sud deve estraniarsi dalla microframmentazione governativa e garantire una visione extra regionale, garantendo sistemi competitivi e non un generico virtuosismo cosi da evitare il collasso sociale.
Conclude Gianni Alemanno che ribadisce la doppia necessità di fronteggiare l’emergenza e di indirizzarsi allo sviluppo europeo, ricucire il corto circuito tra nord e sud causato dallo scollamento delle economie locali troppo sacrificate. Giudica positivo,inoltre, il federalismo, in quanto possibilità di responsabilizzazione delle amministrazioni del sud.
Mario De Angelis