Un cd-rom con tutte le opere d’arte scomparse è stato consegnato ieri mattina da Giuseppe Di Massa direttamente nelle mani del capitano Gennaro Cassese comandante della compagnia carabinieri di Castellammare di Stabia. «Questo vale come denuncia formale per la perdita dell’enorme patrimonio artistico di Gragnano e degli altri Comuni dei Monti Lattari» dice Di Massa, a margine della presentazione del suo nuovo libro “Gragnano e Monti Lattari – Le vicende artistiche e l’Arte Negata”, edito dal Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Maria Di Nola” con il patrocinio dell’Associazione Forense di Gragnano. La presentazione si è svolta presso il Nuovo Palazzo di Giustizia di Gragnano. A moderare l’incontro, l’avvocato Mario Afeltra, presidente dell’Associazione Forense gragnanese. Presenti anche Vincenzo Albano, Presidente Tribunale di Torre Annunziata; Gian Andrea Chiesi, Magistrato del Tribunale di Napoli; Luigi Riello, Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione; Francesco Paolo Amura, Magistrato dirigente la sezione distaccata di Gragnano del Tribunale di Torre Annunziata. Oltre al capitano Cassese, sono intervenuti Salvatore Postiglione, comandante dei vigili urbani di Gragnano; il maresciallo Sossio Giordano, comandante della stazione carabinieri gragnanese; il sindaco Annarita Patriarca; l’assessore Carmine D’Antuono; i consiglieri Andrea Gaudino e Salvatore Castrignano; il sindaco di Pimonte, Giuseppe Dattilo; e Pasquale Santarpia, assessore al Comune di Casola di Napoli. “Le vicende artistiche e l’Arte Negata” raccoglie oltre 500 fotografie di monumenti, palazzi e opere d’arte gragnanesi e del comprensorio dei Lattari, molti dei quali sono “scomparsi”, sono stati distrutti o sono stati “smarriti” nel corso degli anni. «Ad esempio – spiega Di Massa – la copertina del libro riporta l’immagine di un quadro “coronato” andato perduto dalla piccola chiesa di San Vito. Si tratta di un’opera che si è meritata la corona poiché è stato riconosciuto che abbia compiuto miracoli in passato. Ma ad esempio, durante i passaggi di consegne tra parroci, sono andate “perdute” le storiche argenterie della chiesa di Castello costruita nel medioevo, nonché quelle della chiesa del Carmine o il reliquiario del santo patrono di Gragnano, San Sebastiano». Molte delle opere d’arte scomparse sono finite tra le collezioni “private” di tanti cittadini, gragnanesi e non, che se ne sono appropriati, approfittando spesso della poca attenzione al patrimonio culturale. «Ho inserito anche le foto di molti palazzi – aggiunge l’autore – che sono stati distrutti dopo il terremoto per la foga di ricostruire. Un esempio su tutti quello in piazza Aubry, un vero e proprio scempio, che ha sostituito uno storico monastero ed è stato costruito per essere più alto del campanile della chiesa Madre del Corpus Domini». «Ogni pagina di questo libro – commenta Vincenzo Albano – è una pugnalata per il lettore. E ogni volta che ne leggo un passaggio, mi indigno». Secondo l’assessore D’Antuono, infine, le responsabilità per la poca cura del patrimonio storico di Gragnano sono facili da individuare: «Il vero vuoto nella conservazione dei beni artistici e culturali della zona – afferma– si è verificato tra gli anni ’60 e ’90, quando improvvisamente a Gragnano e dintorni abbiamo dimenticato che ricchezza avessimo tra le mani. Mi impegno ufficialmente, a nome dell’amministrazione, a dare una mano per il ritrovamento delle opere trafugate».