Rinviato a giudizio per brogli elettorali il presidente del consiglio comunale di Gragnano, Giuseppe Coticelli. Dopo un anno e mezzo di indagini, il gup del tribunale di Torre Annunziata, Giovanni De Angelis, ha accolto la richiesta del pm Immacolata Sica. Secondo gli inquirenti è possibile che Coticelli sia il “mandante” dei brogli elettorali per i quali i suoi cugini, Ciro e Luigi Coticelli, di 31 e 33 anni, hanno patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa. «Sono sereno e fiducioso – ha commentato ieri Giuseppe Coticelli – e rispetto la scelta del gup De Angelis. Io continuerò a difendermi nella fase del dibattimento e sono tranquillo perché mio fratello, inizialmente considerato la figura principale della vicenda, è stato assolto». Secondo consigliere comunale più votato (solo Giovanni Sorrentino, all’opposizione, ha preso più voti di lui), Giuseppe Coticelli è stato eletto nella maggioranza guidata dal sindaco Annarita Patriarca e nominato presidente del consiglio comunale in quota Mpa. Tra i più attivi sul territorio, non è alla sua prima consiliatura e fin dal primo momento ha stupito molto il suo coinvolgimento in questa vicenda. Però, nelle relazioni dei carabinieri ci sono dei fatti ben precisi. Alle 21:58 di domenica 7 giugno 2009, alla sezione elettorale 27 in località Sigliano, i militari dell’arma sono intervenuti su segnalazione di S.M., ora 26enne, rappresentante di lista del Pd che aveva notato un fatto strano. Ciro e Luigi Coticelli, infatti, avevano appena votato come “conosciuti”, con tanto di certificato elettorale, ma per conto di due fratelli che si trovavano lontani da Gragnano, impossibilitati a recarsi alle urne, i quali non sapevano nulla di quanto stesse accadendo. Al vaglio degli inquirenti resta ancora la posizione di C.M., 38 anni, scrutatrice che aveva “riconosciuto” i due fratelli Coticelli anche se avevano presentato certificati elettorali di altre persone. Invece, Sebastiano Coticelli, fratello del presidente del consiglio comunale gragnanese, è stato assolto dalle accuse: non sarebbe lui il mandante dei brogli elettorali. Sul caso, tutta l’opposizione si è schierata più di una volta contro Giuseppe Coticelli, chiedendone a gran voce le dimissioni. Stavolta, però, la minoranza chiede che «si dimettano Giuseppe Coticelli, il sindaco Annarita Patriarca e tutta la maggioranza». Pacata la replica di Coticelli: «Io mi dimetterò, ma solamente se sarò condannato». Pochi mesi fa, però, è stato aperto un altro fronte investigativo che riguarda sempre presunti brogli elettorali e condizionamenti sul voto gragnanese. Nell’ambito dell’inchiesta “Goal” della Dda di Napoli, la magistratura aveva riscontrato il tentativo di brogli elettorali anche da parte dei clan camorristici della zona, su tutti i “Di Martino-Afeltra”. Dalle intercettazioni ambientali nel carcere di Sulmona, durante un incontro tra Fabio Di Martino ed il padre Leonardo “o’Lione”, boss dell’omonimo clan, il giovane spiegava al genitore come era stato truccato l’esito del voto: «Hanno fatto votare anche i morti. Andavano a prendere le schede…andavi sul Comune». E poi, sempre nell’ambito della stessa conversazione intercettata: «Quello sto fatto lo mise in mezzo Michele Serrapica (ex sindaco di Gragnano ndr). Lo faceva lui, il fatto di queste schede».