Ecco alcune domande a cui ha risposto Claudia Koll.
Recentemente si è molto parlato della tua conversione e del tuo impegno a favore dell’infanzia bisognosa. Cosa vuoi dirci in proposito?
C’è stato un periodo della mia vita in cui veramente ho sentito Gesù nel mio cuore, questo Gesù che si avvicinava a me, questo Gesù che cercava di aiutarmi, sostenermi ed incoraggiarmi, in un momento molto difficile della mia vita. Ed è stato proprio nel momento della sofferenza che ho sentito veramente la presenza del Gesù misericordioso, come nel messaggio d’amore che fu donato a San Faustina Kovalska. E’ proprio per la mia conversione, che cerco di portare ovunque il messaggio di fede e di amore, e cerco di impegnarmi a favore degli ultimi e dell’infanzia, che sono quelle categorie che nel mondo soffrono maggiormente la fame, la sete e la violenza.
Ricordi qualche esperienza di fede vissuta durante la tua prima gioventù?
Da adolescente, la fede mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, ed in modo particolare da mia nonna. Poi, ovviamente, come tutte le adolescenti, si cerca di camminare per conto proprio e di costruirsi un avvenire diverso da quello immaginato dai genitori. Io, ovviamente, in quel periodo ho tracciato una strada errata, una strada che mi ha portato al successo, al desiderio di diventare attrice, ma che poi mi stava portando a fare tanti sbagli ed errori.
Dopo la conversione cos’è cambiato concretamente nelle tue scelte di vita, nel quotidiano?
La conversione è qualcosa di profondo e continuo ed ha cambiato tutta la mia vita. Prima avevo un tenore di vita molto alto, non badavo a spese, dissipavo il denaro in maniera esagerata. Con la conversione ho capito che tutto ciò che è material, come il lusso, non riusciva a colmare il vuoto che c’era nel mio cuore, che solo la fede e la vicinanza con Dio potevano sopperire.
Tu sei testimone della fede cattolica vissuta nella pienezza e nella gioia. Che cosa vorresti dire ai giovani lontani dalla fede e a coloro che hanno abbandonato il cristianesimo e la Chiesa per abbracciare, magari, altre religioni o altre filosofie di vita?
Vorrei dire loro che l’uomo ha bisogno del Trascendente, della presenza di Gesù Risorto che è la nostra speranza. Rispetto ad altre religioni, noi abbiamo un Dio che ha anche un volto, un Dio che ha sacrificato la vita per noi e che ci insegna a vivere in pienezza e a conoscerci. Fare esperienza di Dio significa anche entrare nel profondo del nostro cuore, conoscerci e crescere, quindi, in umanità: questo è il grande mistero di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Oggi, amando Gesù, non posso non amare l’Uomo, ho bisogno dell’Uomo. Essere cristiani significa amare il fratello e ricevere il suo amore; significa sentire la presenza del Signore attraverso i nostri fratelli. L’amore per Gesù ci fa vedere il prossimo con occhi diversi.
Qual è, secondo te, il motivo per cui molti giovani abbandonano la Chiesa?
La nostra società non ci sostiene in un cammino spirituale, è una società molto materialista. L’anelito dell’anima tende verso l’alto, ma poi in realtà il mondo ci para di tutt’altro e non ci sostiene in una ricerca autentica di Dio. Anche la Chiesa ha le sue difficoltà. Non dobbiamo, in ogni caso, dimenticare che Essa è il Corpo mistico di Cristo e va, quindi, appoggiata, dobbiamo rimanere nella Chiesa. Non bisogna identificare la persona con Dio: a volte le colpe di una persona diventano motivo per non credere o smettere di farlo…Questo è sbagliato e ingiusto.
I valori più importanti nella tua vita.
Dio, e poi tutto il resto…
Giuseppe Annunziata
Pasquale Annunziata