Smaltimento di percolato in mare ed inquinamento. Queste ed altre accuse sono state notificate nella notte scorsa a personaggi illustri della politica campana. Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, ed il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati nell’ambito di un’operazione per reati ambientali, eseguita in varie zone d’Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli e coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli. Entrambi si trovano ora agli arresti domiciliari. In tutto sono 14 gli arresti dell’operazione. Le accuse sono associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Tra gli indagati figurano anche l’ ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino Gianfranco Nappi. Sono complessivamente 38 le persone coinvolte nell’inchiesta. Altro nome di spicco fra gli arrestati è Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente. Mascazzini è commissario in Abruzzo per la gestione di 40 milioni di euro finalizzati a interventi per far fronte al rischio idrogeologico. La nomina dell’ingegnere – di competenza ministeriale – era stata comunicata lunedì scorso dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, nella presentazione dell’accordo di programma quadro tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione relativo al rischio idrogeologico. Nel corso delle indagini che hanno portato agli arresti di oggi, è stata accertata l’esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha consentito, per anni, lo sversamento in mare del percolato, in violazione delle norme a tutela dell’ambiente. Il percolato veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino alCasertano. Sequestri di documentazione sono stati disposti presso la prefettura di Napoli, la Regione Campania, la Protezione civile di Roma e altre sedi di rilievo nazionale. L’indagine, durata fino al luglio 2010, ripartiva da quella conclusa nel maggio 2008 e nota con il nome di “Operazione Rompiballe” che aveva portato all’arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti. E’ stata condotta mediante attività tecniche e riscontri documentali, che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della pubblica amministrazione e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l’emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008.
Antonio Averaimo