«Dal “Milleproroghe” è stata definitivamente cancellata la norma che prevedeva misure straordinarie per salvare gli scavi di Pompei dal degrado». La denuncia arriva dall’architetto Antonio Irlando, responsabile dell’OPC (Osservatorio Patrimonio Culturale), organizzazione che si occupa del monitoraggio dei beni archeologici, storici e monumentali italiani. Il decreto è stato già convertito in legge dal Senato e prevedeva particolari provvedimenti per il sito pompeiano, tra i quali l’attribuzione di poteri speciali alla Soprintendenza, l’assunzione di archeologi, l’impiego di 900mila euro e sponsorizzazioni più facili da parte dei privati. La vicenda, però ha dell’incredibile: a dicembre, la norma “salva Pompei” è inserita nel decreto ma è ritirata all’ultimo momento dal testo del provvedimento approvato dal Governo, successivamente, nella seduta del 11 febbraio, viene riproposta con un emendamento del senatore Lucio Malan in commissione affari costituzionali del Senato, dal titolo “Misure urgenti di potenziamento delle funzioni di tutela nell’area archeologica di Pompei”. «La notizia – attacca il presidente dell’OPC – è ampiamente diffusa ed è salutata da esponenti di governo come “un provvedimento importante per Pompei”, successivamente, prima dell’approvazione al Senato, la norma viene nuovamente cancellata e con essa la speranza dell’avvio urgente di un piano di conservazione e tutela dell’area archeologica pompeiana, visitata annualmente da oltre due milioni di persone. Questo è l’ultimo atto gravissimo che si compie ai danni dell’area archeologica pompeiana – aggiunge Irlando – per la quale, al mancato avvio di opere di manutenzione e restauro, corrisponde la perdita definitiva di preziose parti di un fragilissimo patrimonio culturale della nazione e dell’intera umanità. Il clamoroso crollo della “Schola Armaturarum” ha reso noto al mondo intero il gravissimo stato di conservazione degli Scavi la cui criticità, connessa al pericolo di ulteriori crolli di murature e intonaci decorati, interessa oltre l’80% dell’area archeologica pompeiana». A tal proposito, il presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale aggiunge: «I principali organi d’informazione internazionale – conclude Irlando – stanno raccontando il fallimento delle iniziative messe in campo con la gestione emergenziale degli scavi che si è avuta negli ultimi due anni, costata 79 milioni, dichiarata illegittima dalla Corte dei Conti, e sulla quale la Procura di Torre Annunziata ha avviato diverse indagini sui lavori appaltati. E la vicenda del “Milleproroghe” è l’emblema dell’improvvisazione gestionale che interessa, ormai da molto tempo, gli Scavi di Pompei».
Secondo la segreteria nazionale della Uil-Beni Culturali, con la bocciatura dell’emendamento su Pompei, inserito nel decreto Milleproroghe, «quella che sembrava una emergenza nazionale si è invece rivelata una ennesima boutade. Questo significa che ancora non esiste un piano per Pompei. Il Governo doveva imporsi anche se in realtà, su Pompei si poteva intervenire direttamente e senza aggiunta di costi. Basta un decreto ministeriale per stabilire l’intervento dei privati – continua il sindacato – così come basterebbe per rendere autonoma la sovrintendenza di Pompei da quella di Napoli. Per la task-force specializzata, il terzo punto previsto dall’emendamento bocciato in Senato, si poteva ricorrere alle risorse proprie del Ministero».