“Vendevano” l’acqua pubblica in uno chalet abusivo, ma ieri mattina è stato finalmente demolito il chiosco. Le ruspe sono entrate in azione alle prime luci dell’alba in via Duilio, cuore del quartiere Acqua della Madonna, a Castellammare di Stabia, a poche decine di metri dai cantieri navali. A scortare gli operai, gli agenti della polizia municipale, diretti dal comandante Antonio Vecchione, ed i poliziotti del locale commissariato, agli ordini del primo dirigente Andrea Curtale e del vicequestore Stefania Grasso, che hanno agevolato l’esecuzione del provvedimento amministrativo di ripristino dei luoghi, risalente al 2008 e che non era mai stato reso operativo. L’attività, che sorgeva in un locale abusiva, era sprovvista anche di licenza e autorizzazioni sanitarie. Nel corso dell’intervento, è stato abbattuto il fabbricato fuorilegge in muratura e lamiere, adibito a cucina, deposito e ambiente abitativo, che ha così consentito di liberare le fonti di acqua Acidula che torneranno finalmente a disposizione della cittadinanza “gratis”. Infatti, un blitz effettuato lo scorso agosto dalla polizia aveva fatto emergere quanto ormai risaputo dalla cittadinanza. Tre persone (Carmelina S., 51 anni, Gerardo F., di 44, e la 71enne Ida P.), proprietari e gestori dello “Chalet Ferraro”, vendevano l’acqua Acidula pubblica. Se il 10 agosto erano stati multati, il 25 scattarono i sigilli per l’attività commerciale abusiva. In quell’occasione, gli agenti del commissariato stabiese scoprirono una sorta di “estorsione” ai danni degli ignari clienti che riempivano bottiglie e damigiane d’acqua acidula, ma pagando una cifra che va dai 3 ai 5 centesimi di euro a litro. Così, 10 litri d’acqua acidula potevano costare tra i 30 ed i 50 centesimi. Una vera e propria gestione illegale delle fonti di acqua minerale pubblica, affiancata alla vendita di limonate e biscotti di Castellammare. «Procede l’opera dell’Amministrazione – commenta il sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio – di recupero del territorio stabiese alla piena legalità. Stiamo rimuovendo uno dopo l’altro dei veri e propri monumenti all’illegalità, tollerati per anni dalle precedenti Amministrazioni le quali, anche se adottavano provvedimenti formali di ripristino dei luoghi, hanno poi lasciato che gli stessi giacessero nei cassetti senza darvi esecuzione. L’opera proseguirà instancabile per ridare ordine e legalità alla città, al fine di consentire a coloro che vogliono rispettare la legge e le regole di poter lavorare sapendo che ai furbi non è più concesso di continuare a fare quello che vogliono e che chi intende lavorare o svolgere un’attività sarà sempre tutelato da quest’Amministrazione a condizione che si rispetti le leggi. È finito, per tutti, il tempo in cui la motivazione apparente del lavoro veniva usata per consentire, agevolare o tollerare ogni forma di violazione delle leggi, dalla più piccola alla più grande. La legalità dei percorsi – conclude – è garanzia delle persone perbene».
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