Napoli: si salassa per impedire la chiusura del suo ambulatorio

La triste piaga della malasanità in Campania continua a fare il suo lento e meschino corso, diffondendosi come un cancro nel tessuto sociale della nostra terra. Purtroppo, negli ultimi tempi, parlare di cattiva gestione della Sanità pubblica equivale a dire Asl Na1, il presidio più indebitato d’Italia che persevera nella sua corsa alla creazione dei più disparati problemi ai danni dei contribuenti. Dopo le difficoltà causate ai centri convenzionati facenti capo alla medesima Asl, costretti a sospendere le prestazioni convenzionate per un periodo di cinque mesi, una nuova e mesta notizia si solleva dal baratro della Sanità. L’ambulatorio di Medicina non Convenzionale dell’Ospedale San Paolo di Fuorigrotta rischia la chiusura. A decretare la questione, il Commissario Straordinario dell’Asl Na1 che, in un errato rendiconto, ha segnalato l’Ambulatorio come struttura nella quale si erogano prestazioni LEA (Livelli essenziali di assistenza), cosa del tutto sbagliata e fuori norma che ha portato all’emanazione di un decreto di chiusura altrettanto poco corretto. “Sto portando avanti questa forma di protesta” ha spigato il Prof. Iommelli “perché la chiusura dell’Ambulatorio è cosa ingiusta. Noi non eroghiamo prestazioni LEA, ma i nostri pazienti pagano un ticket. La Regione, quindi, non ci rimette una lira, anzi, noi portiamo nelle tasche dell’Asl circa 200mila Euro l’anno per le circa 13mila prestazioni che effettuiamo” La notizia della chiusura dell’Ambulatorio, diretto dal Prof. Ottavio Iommelli, in cui vengono effettuate prestazioni di Agopuntura e Fitoterapia ha fatto già il giro della città, ed enti e privati si stanno già muovendo per sostenere la causa. “L’Ambulatorio sta a cuore a tutti i pazienti e non va chiuso!” urla qualcuno al di là del cancello del presidio di Via Terracina. E proprio dal nosocomio è partita la protesta. Oltre alla petizione messa a disposizione del pubblico nella reception dell’Ambulatorio ed ai pazienti dello stesso che si sono incatenati ai cancelli in segno di dissenso nei riguardi delle decisioni della Commissione Regionale, un forte segno di protesta è partito anche da parte dello stesso Direttore Iommelli che da ieri mattina ha deciso il salasso come via di contestazione. Nello stesso presidio ospedaliero il Prof. Iommelli procederà con un prelievo di sangue ogni tre ore, finché non sarà ritirata la decisione di chiusura dell’Ambulatorio. Ricordiamo che già lo scorso maggio il San Paolo è stato al centro della cronaca per la vicenda che vide protagonista l’infermiera Terracciano, ridotta anche essa al salasso per il mancato pagamento dello stipendio. Insomma, l’ennesimo caso di cattiva politica che si riversa, come sempre, ai danni dei contribuenti e di chi ha veramente a cuore la salute dei pazienti. “La cosa più incredibile di questa vicenda” ha concluso Iommelli “è che, con questa chiusura, l’unico che andrebbe a guadagnare sono io. Non è quindi una protesta di parte come le altre, per mantenere il posto di lavoro. Io verrei trasferito in ufficio, aprirei un ambulatorio pubblico ed i 200mila Euro che porto all’Asl li intascherei io. Si tratta, quindi, di una protesta solo ideale, perchè non si vive di solo pane, ma anche di ideali!”

Giuseppe Annunziata

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