Codici Campania: chiediamo il sequestro della maschera di Michele Misseri

A seguito delle polemiche scatenatesi per la messa in vendita, in una attività commerciale sita in Napoli al Rione Sanità, di una maschera di Carnevale definita costume di “Zio Michele”, ispirata ai tragici fatti di Avetrana, il Codici Campania condanna tale maschera ed invita tutti a non acquistarla e a non speculare su una tragedia che ha commosso l’Italia intera e turbato altresì tutti; l’associazione di tutela dei consumatori ha inoltre richiesto alle autorità competenti  il sequestro del manufatto perché non rispetta la normativa UNI EN 71.

“Il vestito ha in dotazione una cordicella e quindi non rispetta la normativa UNI EN 71 in cui recita in primis che ogni vestito non deve costituire pericolo di soffocamento – commenta Danila Navarra, Responsabile Sportello Regionale di Codici Campania – senza poi pensare al pericolo, piuttosto evidente trattandosi di un mascheramento, di effetto emulativo. Chiediamo un esame approfondito del costume in quanto il manufatto, come dal titolare ammesso, è invenzione personale dell’artigiano, quindi potrebbe non rispettare gli altri dettami  e le regole  per la creazione e la commercializzazione di costumi destinati soprattutto a minori così come la normativa impone.

“Vorremmo precisare – continua Navarra – che il paragone fatto con i manufatti elaborati dagli artigiani presepiali di San Gregorio Armeno non sta in piedi perché tali prodotti sono destinati ad acquirenti adulti e soprattutto non ledono la sensibilità  ed il comune sentire di migliaia di persone che hanno ancora viva nel cuore la pena per un evento così tragico”.

Un ultimo pensiero è per le “mamme più colte”, così definite in un’intervista elaborata al titolare del negozio, che hanno acquistato il vestito o che hanno riso per l’invenzione. Cosa risponderanno ai figli quando gli chiederanno chi è il personaggio della loro maschera? “Io da madre di una coppia di figli ho scelto di acquistare i costumi di Trilly e Peter Pan con l’augurio che almeno per un giorno i miei bimbi possano sentirsi come i personaggi con l’illusione di vivere in un mondo fatato proprio come l’isola che non c’è ”, conclude Navarra.

Questa la normativa in materia: “Uno dei principali pericoli dei costumi, ad esempio, è quello del soffocamento. Per quanto riguarda le maschere e i caschi che coprono completamente la testa e che sono di materiale impermeabile occorre fare attenzione che abbiano un’apertura di almeno 1 cm x 13 cm, oppure due fori di superficie equivalente (cioè con un diametro di circa 3 cm) distanti l’uno dall’altro almeno 15 cm.
Per quanto riguarda il rischio di danneggiamento degli occhi, le maschere non devono avere bordi taglienti, punte acuminate, parti libere. Nelle maschere realizzate secondo la norma UNI EN 71, queste caratteristiche devono permanere anche dopo che la maschera stessa sia stata sottoposta alle prove di torsione, trazione, resistenza alla caduta, resistenza all’urto, compressione. Per evitare che venga fatto un uso improprio da parte dei bambini di quelle maschere che simulano strumenti di protezione come i caschi da moto, elmi dei vigili del fuoco ed elmetti da lavoro, deve essere chiaramente riportata (anche sull’imballaggio) l’avvertenza: “Attenzione! Questo è un giocattolo. Non fornisce protezione”.
L’altro rischio dei costumi di carnevale, delle parrucche, delle barbe e dei baffi finti è quello dell’infiammabilità. Le norme UNI vietano l’uso di materiali fortemente infiammabili. Per garantire il necessario livello di sicurezza per gli oggetti rivestiti di pelo, capelli, nastri o fili che vengono a contatto diretto con la persona, per le maschere, e per mantelli, cappucci e costumi da maschera, vengono eseguite prove di resistenza alla fiamma in funzione delle caratteristiche dei diversi prodotti”.

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