Un “Don Chisciotte” alla napoletana, con Claudio Di Palma e Lello Arena

Claudio Di Palma diventa Don Chisciotte, Lello Arena è lo scudiero Salvo Panza: sono loro i protagonisti della nuova pièce firmata da Ruggero Cappuccio e diretta da Nadia Baldi. Nonostante l’infortunio occorso all’attore Roberto Herlitzka, lo spettacolo prodotto da Teatro Segreto Srl prosegue con successo la sua lunga tournée italiana con Claudio Di Palma. L’eroe fragile e allampanato si chiama Michele Cervante, studioso di letteratura epica posseduto dall’anima dell’hidalgo de la Mancha. Emarginato da una società che lo respinge quotidianamente, il protagonista perde contatto con il mondo reale. La sua energia visionaria lo conduce contro mulini inesistenti, in un’osteria che gli appare nella possanza di un castello, al soccorso dell’amata Dulcinea, fino alla conquista morale dello scudiero. Salvo è un uomo qualunque, che, prima cerca di distoglierlo e riconsegnarlo alla cosiddetta normalità, poi vorrebbe vedere, anche lui, il mondo con gli occhi del cavaliere. A vestire i panni di Don Chisciotte è Claudio Di Palma, interprete intenso e leggero, autore di performance meravigliose e di rara poesia. Accanto a lui, un robusto Salvo Panza trova vita nella straordinaria agilità attoriale di Lello Arena, tra i più amati e conosciuti di sempre. La vicenda è quella descritta da Miguel De Cervantes, ma Ruggero Cappuccio la reinterpreta dirottandola ai giorni nostri e caricandola del suo stile semplicemente ricercato, alto e asciutto, vaporoso e senza tempo. “Il testo – afferma l’autore – si concentra sul conflitto tra modernità efferata e umanità poetica, sulla solitudine, l’illusione, nel lirismo di una realtà che non è più o che non è mai stata, ma vive fresca nella memoria come ricordo presente”. La regia di Nadia Baldi si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili, quelli che da millenni vivono invariati nel cuore degli uomini. Per la regista: “Don Chisciotte e Salvo Panza sono collocati in uno spazio indefinito, mossi su un piano metafisico e ostinatamente rituale nei gesti e nei modi. L’esaltazione della meccanicità ossessiva dei personaggi li sospinge nella leggerezza della fantasia”.

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