Castellammare, manifestazione contro l’ordinanza anti-assembramento. Bobbio: “Recupero legalità”

Ieri pomeriggio, un centinaio di persone ha manifestato contro l’amministrazione comunale stabiese e, in particolare, contro la nuova ordinanza emessa dal sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio. Al centrosinistra e ai lavoratori non è affatto piaciuta la decisione del primo cittadino, che ha emesso un’ordinanza “anti-assembramento” che vieta, di fatto, i sit-in nei pressi di Palazzo Farnese, sede del municipio di Castellammare. Dopo l’ordinanza contro “gli abiti succinti” in villa comunale, e la chiusura dell’aula consiliare ai “visitatori”, nuova uscita poco felice del primo cittadino che non ha gradito la nuova ondata di proteste operaie, e in particolare le manifestazioni dei lavoratori delle Terme di Stabia, che protestano perché con 5 mensilità arretrate. Ieri pomeriggio, tutto il centrosinistra (Pd, Sel, Idv e Officina Democratica) si unito contro il provvedimento sindacale, mettendo in atto un sit-in proprio all’esterno del portone di Palazzo Farnese, in piazza Giovanni XXIII. La manifestazione ha visto la presenza di alcuni striscioni e, soprattutto, l’assenza delle bandiere politiche.

Ma questa, in sintesi, è la risposta odierna del sindaco Bobbio: «Noto con dispiacere che alcune mie iniziative provvedimentali vengono passate come “divieti di Bobbio”. Invece, l’obiettivo a cui sto puntando è quello di tentare un generalizzato recupero di legalità sul territorio. Giova precisare che l’ordinanza non è stata ancora resa efficace, ecco perché ieri non è stata fatta rispettare. Non credo, infatti, che l’aver creato una fascia di rispetto tesa, unicamente, a garantire la salvaguardia delle condizioni di tranquillità e di ordine funzionali al buon andamento della macchina amministrativa comunale possa rappresentare di per sé un attacco né al diritto di manifestare né a quello di scioperare né alle libertà civili in genere. Qualunque autorità ha il diritto/dovere di regolamentare l’utilizzo degli spazi funzionali o pertinenziali alle sue attività istituzionali. Quello che non si poteva più tollerare, specialmente in un clima di grande tensione ambientale come quello che stiamo vivendo, era che dipendenti, consiglieri comunali e assessori dovessero continuare a svolgere le loro attività nell’interesse della città dovendo accedere al Palazzo di Città attraverso le forche caudine di due ali di folla».

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