«Se qualche anno fa mi avessero chiesto di venire a parlare non ci sarei mai venuto, mi avrebbe scocciato. Oggi faccio un corso di vela, prima in barca a vela forse ci andavo per prendermela. Ho capito che il male che ho fatto non è stata una cosa buona». Sono parole di Daniele, 19 anni, carcerato di Nisida che ha da scontare la sua pena ancora per un anno e mezzo. Un lungo discorso su ciò che è bene fare e ciò che è male, sul valore dell’amicizia, che ha emozionato l’intera sala dell’Istituto Alberghiero Ipsar Petronio di Monterusciello, in occasione della manifestazione “Un pieno di Legalità”. Un evento che quest’anno si ripete per la seconda volta, con l’ausilio degli studenti, degli insegnanti e di personalità vicine al mondo della sicurezza e della legalità. Erano presenti all’incontro, infatti, oltre al Dirigente scolastico, prof. Luigi Arionte e la vice, prof.ssa Bruna Musello, anche don Fabio De Luca, cappellano del carcere di Nisida, Luigi De Stefano, comandante dei vigili urbani di Pozzuoli e il Direttore del carcere minorile, Gianluca Guida. A moderare il dibattito il prof. Annichiarico dell’Ipsar Petronio.
«Scegliere sempre la strada del bene oggi non è facile – dichiara introducendo la prof.ssa Musello. Ognuno di noi deve crescere assumendo comportamenti e linguaggio che ci rendano dei cittadini operosi nei confronti della legalità».
L’incontro, iniziato alle 10.30, si è svolto presso la sala convegni dello stesso istituto ed ha visto la partecipazione di molti studenti. Il comandante dei Vigili Urbani di Pozzuoli ha incentrato il suo intervento sull’importanza di avere comportamenti “legali” anche partendo dal semplice gesto di gettare a terra una carta oppure parcheggiare l’auto in divieto di sosta.
«La legalità è un sentimento che va portato avanti – ha dichiarato il Comandante De Stefano . Non si risolve con la repressione. L’attività di controllo pone dei freni sicuramente ma non è sufficiente. Noi – continua De Stefano – abbiamo il dovere di migliorare la nostra civiltà, soprattutto al sud e voi giovani dovete essere la nuova spinta di questo cambiamento».
L’intervento che ha destato più attenzione è stato quello di Daniele, detenuto a Nisida. Un racconto della sua storia, di come è cambiata la sua vita a Nisida e di tutto quello che ha imparato, contornato da qualche frase significativa sull’amicizia. «Il male che prima facevo – ha raccontato Daniele – lo vedevo come un punto di forza verso l’esterno. Nisida mi ha trasmesso molte cose buone e mi ha fatto capire dove sta il bene e dove sta il male. Il tempo che ho perso – continua Daniele – potevo spenderlo per andare a scuola. Io penso ai tanti turisti che vogliono venire a Napoli e non ci vengono per colpa di gente come me, magari chiedono un informazione e gli rispondono: “dammi prima tutto e poi ti dico”. I turisti non possono stare tranquilli. A Natale sono tornato a casa – prosegue Daniele, ascoltato in modo interessato da tutti i presenti in sala – e i ragazzi che frequentavo prima mi hanno solo parlato di guai e poi mi hanno dato degli stupefacenti. Io l’ho rifiutati, quelli non sono amici se vogliono il tuo male, l’amico deve soprattutto farti capire quando sbagli. Tra un anno e mezzo uscirò – conclude Daniele – e mi voglio riscattare, mi sento segnato per aver sbagliato».
Un lungo applauso ha seguito le parole forti e sincere di Daniele, che ha avuto i complimenti da tutti i relatori. La manifestazione si è conclusa con l’intervento del Direttore del carcere di Nisida, Gianluca Guida.
«C’è tantissimo da costruire – ha detto Guida – ma le pene che da lo Stato non devono essere viste come una vendetta per il colpito ma devono avere un valore di recupero morale e sociale. La legge è qualcosa che regola il nostro bisogno di stare insieme, e noi dobbiamo affermarla e difenderla ogni giorno».