Coordinare da terra e rendere operativi gli ordini provenienti dalla nave ammiraglia, nonché monitorare 24 ore su 24 tutte le movimentazioni navali in corso nel Mar Mediterraneo, sia in chiave antiterroristica che in chiave operativa. E’ questo il ruolo di primissimo piano assunto nelle ultime ore dalla base di Capodichino subito dopo l’attacco alla Libia.
Le operazioni militari nel Mediterraneo, proseguono infatti sotto il comando della portaerei Usa “Mount Whitney”, la nave ammiraglia di cui sopra, attualmente agli ordini dell’ammiraglio americano Samuel J. Locklear, comandante in capo anche del “Joint Force Command” di Napoli.
Responsabilità dell’alto ufficiale Usa è anche quella di coordinare le altre unità da guerra attualmente presenti nel teatro operativo Nord africano, come inglesi e francesi. E’ bene sottolineare, che la coalizione al momento impegnata nei raid aerei e missilistici in territorio libico agisce non come Nato, bensì sotto la bandiera delle Nazioni Unite, con la conseguenza formale che almeno per il momento il comando congiunto di Bagnoli non ricopre alcun ruolo attivo nelle operazioni. La funzione ricoperta dalla struttura di Capodichino è coordinare da terra e rendere operativi gli ordini provenienti dalla Mount Whitney, nave ammiraglia della Sesta flotta. Al momento il comando marittimo Nato di stanza a Nisida è ancora limitato, perché le operazioni militari in corso sono portate avanti dai singoli paesi che hanno aderito alla coalizione. A Napoli città, intanto, sono state intensificate le misure passive di difesa ai cosiddetti obiettivi strategici come i consolati Usa, britannico e francese, la base della americana di Capodichino e i comando Nato di Bagnoli e Nisida. Rinforzate anche le misure di controllo attivo ai potenziali obbiettivi di attentati terroristici, nelle stazioni ferroviarie e all’aeroporto civile di Capodichino. La scelta di dislocare il comando qui venne presa anni fa per il timore che il “Naval Support Activity” di Agnano potesse essere danneggiato da un movimento bradisismico. La base operativa della Marina Usa venne quindi spostata in un’altra zona, a ridosso dello scalo aeroportuale di Napoli. A Gricignano d’Aversa, invece, a poco meno di 30 km dal comando della Marina Usa, è stato edificato negli anni scorsi l’Us Navy Support Site per dare ospitalità ai militari statunitensi e alle loro famiglie. I 60 acri della struttura sono stati concepiti con una serie di strutture di ritrovo che le conferiscono un aspetto da “campus”. L’obiettivo di fondo dell’installazione è quello di provvedere al supporto del personale statunitense e della Nato, oltre che delle unità navali nella zona di competenza, ovvero il Mediterraneo e l’Europa.
Il clima di guerra ha comunque creato molta apprensione tra gli abitanti dell’area intorno alla base di Capodichino. A colpire l’immaginario degli oltre tremila residenti della zona sono soprattutto le ultime minacce scagliate da Gheddafi all’Italia. “Qui siamo preoccupati – ha spiegato Anna – ma non perchè temiamo i bombardamenti, ma per eventuali squilibrati terroristi”. In zona, a pochi passi dalla base, ci sono due scuole, l’elementare e media “Antonio Ammaturo”, e la materna “Maria Pezzè Pasolato”. “Siamo impensieriti per i nostri figli – ha detto Maria – qui ci sono due scuole e per quanto tutto sia tranquillo al momento il pensiero che siamo proprio dietro la base nessuno ce lo può togliere. Ma la vita continua”. Tutta l’area, come sempre, è comunque sotto il presidio dell’Esercito e dei carabinieri.