Elezioni truccate e appalti ai casalesi: la Dda indaga sul Comune di Gragnano

Dalla Prefettura di Napoli continuano a dire che “non è stato firmato alcun provvedimento”, ma non negano che ciò possa avvenire nelle prossime ore, nei prossimi giorni o nei prossimi mesi. Gragnano è un Comune che continua ad essere “a serio rischio” Commissione d’Accesso. E, a confermare questo pericolo per l’amministrazione guidata dal sindaco Annarita Patriarca, c’è una nuova inchiesta, partita dal condizionamento camorristico delle ultime elezioni amministrative gragnanesi emerso nell’ambito dell’inchiesta “Goal” che ad ottobre ha fatto finire in carcere 22 persone con accuse varie. Le indagini condotte dalla Dda di Napoli si sono concentrate sull’intercettazione di alcune conversazioni tra Fabio Di Martino ed il padre Leonardo “o’lione”, boss del clan Afeltra-Di Martino, ora alleato dei D’Alessandro nei comuni dei Monti Lattari. Durante la discussione, il giovane spiega al padre come era stato truccato l’esito del voto gragnanese, riferendosi anche alla vicenda che vede implicati alcuni parenti del presidente del consiglio comunale Giuseppe Coticelli, inquisiti dopo l’arresto per brogli elettorali, i quali hanno patteggiato la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa. Dalle discussioni, viene fuori anche il nome dell’ex sindaco di Gragnano: «Ma come li prendeva tanti voti? Quello sto fatto lo mise in mezzo Michele Serrapica. Lo faceva lui, il fatto di queste schede…l’hai imparato da Michele». E proprio Serrapica è tra le persone interrogate dal pool Antimafia coordinato dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, con i sostituti Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa. Con l’ex primo cittadino di Gragnano sono state sentite oltre 15 persone, per ora tutte nella veste di testimoni. I pm hanno interrogato l’attuale capogruppo del Pd Michele Inserra, l’avvocato Vincenzo Cirillo, il funzionario del Comune Titti Correale, il dipendente Aniello Torta, Giuseppe Abbagnale, Nicola Galasso, Antonio Cesarano ed Eugenio Piscino. L’idea è che non ci siano solamente stati condizionamenti sul voto, ma anche per gestione della macchina amministrativa che avrebbe favorito alcune aziende dell’agro aversano in odore di camorra. Attenzione soprattutto sui 14 milioni stanziati per il monastero trecentesco di San Nicola dei Miri, sui  progetti di riconversione e sui 200 appartamenti da far sorgere nelle aree degradate. Stando alle ipotesi della magistratura, di recente si sarebbero fatte largo alleanze tra affaristi locali e nuove imprese vicine ai casalesi. In questa situazione in continua evoluzione e sulla scorta di quanto emerso dalle indagini della Dda, potrebbero essere inviati a Gragnano anche gli ispettori prefettizi, per fare luce sul condizionamento camorristico, sia sulle elezioni che sui lavori pubblici.

Dario Sautto

 

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