Alla fine ce l’ha fatta. È solo un brutto ricordo l’amara sorpresa che gli rovinò la festa dell’elezione a governatore della Campania: Stefano Caldoro ha firmato la certificazione della verifica del rispetto degli obiettivi del Patto di stabilità interno 2010. Il documento, controfirmato dal responsabile dell’area Bilancio, è stato trasmessa al ministero dell’Economia. Con questo risultato vengono meno automaticamente anche le sanzioni cui era stata sottoposta la Regione per effetto dello sforamento dei limiti del Patto avvenuto nel 2009. La giunta regionale può respirare «ma sempre seguendo la linea del rigore e della sobrietà», fanno sapere da Palazzo Santa Lucia. Tra le nuove prospettive aperte dal rientro dei conti, si apre ora la possibilità da parte della Regione di contrarre mutui per gli investimenti. Per quanto riguarda la spesa corrente, cade l’obbligo di limitare gli impegni di spesa al minimo dell’ultimo triennio. Infine, non ha più efficacia il blocco delle assunzioni (il che non vuol dire che ci saranno, anzi l’obiettivo è sfoltire gli organici attraverso il decentramento.). Nel 2009 il Patto di stabilità era stato sforato nei pagamenti per 1 miliardo e 103 milioni di euro; nel 2010, spiegano dalla Regione, sono stati rispettati gli obiettivi sia per quanto riguarda i pagamenti (competenze più residui) che gli impegni, ed è stata altresì ridotta la forbice tra questi ultimi ed i primi. La delibera con la quale si dichiarava lo sforamento del Patto di stabilità fu firmata da Bassolino il 30 marzo scorso, tre giorni dopo le elezioni vinte da Caldoro. Scelta che l’ex governatore motivò con la necessità di sostenere i redditi più bassi in un momento di crisi, di contribuire alla cassa integrazione degli operai delle aziende in crisi (in primis la Fiat di Pomigliano), di finanziare le bonifiche. «Scelta sciagurata», subito commentò il neo-eletto governatore. Così, la nuova giunta in questo primo anno di vita ha dovuto operare una serie di tagli per rimettere a posto i conti: la scure si è abbattuta sulle consulenze (circa 500) assegnate dal centrosinistra e sui contratti dei dirigenti regionali esterni, tutti rescissi. Inoltre, la giunta ha ridotto le proprie quote di cofinanziamento dei progetti e ha tagliato i costi della politica (molte di queste misure sono state inserite nella Finanziaria 2011). Nel bilancio approvato il 28 febbraio scorso è stato previsto un taglio complessivo del 10 per cento, mentre, attraverso il piano di stabilizzazione, la Regione punta a una serie di riforme strutturali tra le quali la riduzione delle società partecipate, un nuovo asset dei trasporti, la soppressione delle Comunità montane, l’attuazione del decentramento delle funzioni e del personale.
Antonio Averaimo