Ma chi si occupa del lavoro?

Anche il Papa è preoccupatissimo per la crisi del lavoro. Ha lanciato appelli allarmati, ma la sua voce non è arrivata ai destinatari, sull’altra sponda del Tevere, nei palazzi del Governo.

E’ stata sovrastata dal rumore del caos politico, delle risse tra bande di parlamentari e figuranti dei partiti che ormai non esistono. E’ stata annullata dalla torbida atmosfera che avvolge la politica, che inquina e deprime le necessarie iniziative di operosità sulle grandi emergenze che vivono i cittadini.

Il lavoro, secondo quanto affermato da Benedetto XVI, è collocabile tra le “emergenze etiche e sociali”, “in grado di minare la stabilità della società e di compromettere seriamente il suo futuro”. La “precarietà del lavoro”, denuncia ancora il Pontefice, è “motivo di angoscia per le famiglie” e non permette ai giovani di costruire una famiglia, con la conseguenza che “lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso”.

Un rapporto inquietante dell’Ufficio internazionale del lavoro, annuncia che il 2011 sarà ancora un anno nero per il mercato mondiale dell’occupazione, con un numero di disoccupati ancora in crescita fino a raggiungere quota 203,3 milioni.

In Italia, tra tanti dati negativi, emerge una stima dell’associazione nazionale costruttori edili. Secondo l’Ance il bilancio della crisi per le costruzioni potrebbe ammontare a 290 mila posti di lavoro persi, considerando anche i settori collegati. I sindacati dei lavoratori sono allarmatissimi. Secondo Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, “nel 2011 l’occupazione può vedere dati peggiori di quelli già pessimi che abbiamo alle spalle e il 2012 potrebbe essere ancora peggiore”.

Come se non bastasse, nel meridione d’Italia, al peggio non vi è limite.

Qualche esempio. Al Sud, secondo l’Istat, quasi una donna su due, ossia il 42,4% della popolazione femminile, è disoccupata, mentre si spendono pochi fondi europei. Dei fondi strutturali, programmati per il periodo 2007-2013, finora si è speso solo il 9,59% dei 43,6 miliardi stanziati dall’obiettivo Convergenza, mentre dei Programmi operativi regionali (Por), al 31 dicembre 2010, risulta speso il 7,8% dello stanziamento, vale a dire 2,2 miliardi, a fronte di una cifra disponibile superiore ai 28 miliardi. Fanalino di coda per minore spesa dei Por è la regione Campania con il 2,4%. Un’assurdità imperdonabile, se si pensa che le misure europee di sostegno nascono per creare sviluppo e occupazione!

Anche il Turismo che si alimenta delle bellezze del nostro patrimonio ambientale e storico artistico è in una crisi preoccupante, con un calo esponenziale degli occupati. Tralasciando contingenti e negativi scenari internazionali, occorre far riferimento a come trattiamo le materie prime della nostra principale “fabbrica”. Paradigma dell’assurdità è, come sempre, l’area dove viviamo. Un turismo che deve crescere, offrendo migliore accoglienza in tutti i luoghi, può offrire, ormai da molto tempo, strade invase dai rifiuti, parchi naturali usati come discariche, scavi di Pompei che crollano con muri e decorazioni che si riducono in polvere, meravigliose chiese del centro storico di Napoli saccheggiate, vandalizzate e lasciate crollare sulle strade?

Una parte di quei pochi soldi spesi dai fondi europei sono andati al settore degli attrattori culturali e del turismo, ma quali migliorie e quale incremento di occupazione hanno prodotto nel settore? Diversi milioni sono andati anche agli scavi di Pompei, ma, ad esempio, quale ricchezza in termini di conservazione dell’area archeologica produrranno i 5 milioni che la soprintendenza archeologica sta spendendo per un “mostro” di cemento armato, da destinare a deposito, che sta sorgendo in area a vincolo di inedificabilità assoluta, nei pressi di porta di Nola? E ancora gli inutilizzati capannoni, sempre depositi (costo di oltre 2 milioni), costruiti in disprezzo del contesto, nell’area sud del perimetro archeologico e mai completati? Oppure il nuovo “ingresso (non inferno) di cristallo”, di porta anfiteatro, misteriosamente non utilizzato e costato sempre diversi milioni, di quei soldi che dovevano creare occupazione e possibilmente servire a tutelare Pompei, con scelte orientate più verso la conservazione e meno verso la comune e costosa edilizia civile, certamente non prioritaria per l’area archeologica Pompei, patrimonio dell’Umanità che miseramente e scandalosamente continua a cadere a perire sotto i colpi dell’incuria?

Ma chi si occupa di questi scandali, chi si occupa del grande scandalo che è il lavoro negato e dilapidato e che neanche questa Pasqua farà risorgere?

Antonio Irlando

 

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